Sanremo, niente Jalisse per la 26esima volta consecutiva “Non ci fermiamo”

«Ventisei no, ma non ci fermiamo». A volte la tenacia e la determinazione assomigliano a una minaccia. I Jalisse, esclusi per la ventiseiesima volta consecutiva dal Festival di Sanremo, promettono di non demordere. Intanto promuovono «il nuovo singolo natalizio, «Noi l’unica salvezza», e anche questo ammonimento sa molto di apocalisse. Anche se in quest’occasione sembrano meno incupiti del solito, sarà l’abitudine: «In bocca al lupo al ricco e variegato cast di Sanremo 2023 e buon lavoro ad Amadeus. Viva il Festival!». L’anno scorso invece scrissero una lettera al direttore artistico e conduttore del Festival per chiedere il motivo della loro esclusione, «non per contestare, ma solo per capire». Il risultato? Nessuna risposta: «Forse non abbiamo messo il francobollo giusto». Dopo l’ovvio «Jalisse» e il banale «Jalisse fiumi di parole», arriva l’impietoso «Jalisse che fine hanno fatto». Le ricerche su Google sono il termometro della curiosità di massa. Jalisse è anche sinonimo di meteora, di lampo e abbaglio, di fiasco vincente, il paradosso di essere imperituramente ricordati per un successo che tutti hanno dimenticato, quello di Sanremo 1997 con «Fiumi di parole». A cui seguirono laghi di silenzio, perché nonostante una vetrina da milioni di spettatori la loro carriera non decollò mai. Ormai i Jalisse — i coniugi Fabio Ricci e Alessandra Drusian — ci sono abituati: «Fiumi di parole ogni anno al Festival viene citata — hanno raccontato in un’intervista —. Quindi che piaccia o no ancora siamo ricordati». Di quel Festival del secolo scorso rimane in loro una memoria vivida, «non puoi dimenticare nemmeno le scarpe strette della prima sera. L’ansia incredibile, le chiacchierate con gli altri artisti. Nessuno sapeva chi fossimo e il giorno seguente tutti ci chiedevano interviste. Momenti indimenticabili». Un‘esperienza magica e unica (in senso letterale…). corriere.it