Salario minimo bocciato dal Cnel, “Scelta non politica”

Il no all’introduzione del salario minimo per legge è passato nell’assemblea del Cnel, il parlamentino delle parti sociali, con 39 voti a favore e 15 contrari su 54 votanti. A votare contro Cgil, Uil e Usb. No anche dai 5 consiglieri di nomina presidenziale. Legacoop non ha partecipato al voto. Il testo, che «oggi stesso invierò al presidente Meloni (che lo aveva richiesto due mesi fa) — come ha spiegato il presidente del Cnel, Renato Brunetta — suggerisce al governo di affrontare la questione salariale attraverso il rafforzamento della contrattazione, scartando la soluzione del salario minimo per legge perché non idoneo a risolvere un problema complesso come quello delle basse retribuzioni». Cinque degli 8 esperti nominati da Sergio Mattarella hanno proposto un emendamento al testo preparato sotto la regia del professor Michele Tiraboschi per introdurre nello stesso il salario minimo in forma sperimentale nei settori più fragili del mercato del lavoro, ma l’emendamento non è passato. Il presidente del Cnel, Renato Brunetta, difende il documento approvato, «in linea con la tradizione di questa istituzione che ha sempre creduto nella buona contrattazione», e critica il leader della Cgil, Maurizio Landini per il quale non sarebbe il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro la sede per risolvere il problema: «Noi siamo pienamente in linea con la Costituzione che affida al Cnel questi compiti, molto più della prassi degli incontri nella sala verde di palazzo Chigi». Duro il commento dei sindacati che hanno votato contro e delle opposizioni che hanno presentato la proposta di legge per introdurre il salario minimo orario di 9 euro l’ora: «Sì è trattato di un voto divisivo», non in linea con la storia dello stesso Cnel. «Il primo a dividersi è stato il sindacato» (la Cisl ha votato a favore), ribatte Brunetta. corriere.it