Più tumori tra chi è nato dal 1965 al 1980, ecco i risultati della ricerca
Le previsioni per i 40enni sono fosche, per i 50-60enni anche un po’ di più. I nati negli anni fra il 1965 e il 1980, la cosiddetta generazione X, si avvicinano all’età nella quale è più probabile ammalarsi di tumore e le statistiche non giocano a loro favore: sembra, infatti, che le loro probabilità di sviluppare un tumore siano più alte di quelle dei loro genitori (i baby boomers, nati tra il 1946 e il 1964), dei loro nonni e di tutte le generazioni nate dal 1908 al 1964. E se questo trend continua, i Millennials (nati fra il 1981 e il 1996) potrebbero fare anche peggio. A lanciare nuovamente l’allarme è uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open dagli epidemiologi americani del National Cancer Institute di Rockville, in Maryland. Non è la prima volta che gli esperti statunitensi mettono in evidenza il problema: diverse ricerche sono ormai giunte alle stesse conclusioni: i casi di cancro prima dei 50 anni aumentano in diversi Paesi e se negli Usa i numeri sono «lampanti», anche in Italia sono già evidenti le prime avvisaglie. Il punto di partenza dell’ultima indagine è una ben precisa domanda: l’incidenza dei tumori nelle diverse generazioni americane aumenta o diminuisce? «Speri che le cose vadano meglio col passare degli anni, specie in materia di salute, aspettativa di vita e diagnosi di cancro – commenta Philip S. Rosenberg, primo autore del nuovo studio su JAMA -, ma i numeri ci dicono che purtroppo non è così». Dopo aver raccolto i dati di 3,8 milioni di persone con una diagnosi di cancro, aver fatto un confronto dell’incidenza nelle varie generazioni e averne ricavato delle proiezioni statistiche per i nati della generazione X all’età di 60 anni le conclusioni dell’indagine vedono crescere i casi di cancro rispetto ai loro predecessori.
In confronto ai loro genitori boomer, le donne della generazione X hanno molte più probabilità di sviluppare un tumore di tiroide, rene, colon e retto, utero, pancreas, ovaio, così come linfoma non Hodgkin e leucemia. Scende però l’incidenza di carcinomi polmonari e della cervice uterina.
Nel sesso maschile, invece, sale il tasso di neoplasie a tiroide, rene, prostata, colon e retto e scende quello di polmone, fegato, cistifellea e linfoma non Hodgkin. «Secondo le stime più recenti un italiano su tre si ammalerà di cancro nel corso della sua vita e i casi nel nostro Paese sono in aumento — conferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) —: se ne sono registrati 395mila nel 2023 e la crescita, considerando che sono patologie più frequenti dopo i 65 anni, appare per lo più collegata all’invecchiamento generale della popolazione».
L’età che avanza è un fattore determinante nello sviluppo di una neoplasia: con il passare del tempo, infatti, si accumulano gli effetti dei vari fattori cancerogeni e viene meno la capacità dell’organismo di riparare le mutazioni del Dna che favoriscono la formazione di un tumore. E una recente ricerca Usa ha ipotizzato proprio l’invecchiamento precoce come possibile spiegazione dei casi di cancro in aumento fra le persone giovani.
«Oltre il 90% dei tumori registrati in Italia riguarda cittadini over 50 – spiega Franco Perrone, presidente nazionale Aiom -. Studi recenti stanno però evidenziando anche da noi un progressivo incremento dei tumori prima di quest’età, per motivi in parte noti e in parte ancora da studiare. Sappiamo che una causa è sicuramente da ricercare in fattori di rischio che sono purtroppo diventati molto comuni, anche in bambini e ragazzi: sedentarietà, dieta scorretta, sovrappeso, obesità, fumo, abuso di alcol. Altre ragioni restano da capire. Per esempio molto si sta indagando circa alcuni fattori inquinanti». In base ai dati raccolti finora l’inquinamento ambientale (in particolare quello atmosferico), che include varie sostanze cancerogene provenienti da attività umane (traffico veicolare, industrie, riscaldamento domestico) o da sorgenti naturali (radiazioni ionizzanti, raggi ultravioletti), è responsabile del 5% di casi di cancro. Una quota che raggiunge il 10% nelle aree più inquinate e che potrebbe rivelarsi anche maggiore quanto più peggiorano le condizioni dell’ambiente in cui viviamo. corriere.it