Pink Floyd, con il treno da Frosinone a Venezia tra magia e devastazione
di Rodolfo Mauti
Concerto bellissimo ma altrettanto controverso. Era il 15 luglio 1989. Ci rendemmo subito conto che Venezia non avrebbe potuto sopportare oltre 200mila persone. La portata della manifestazione non era adeguata alla città. Senza dimenticare che l’evento era gratuito, in occasione della Festa del Redentore.
Partimmo da Frosinone io, Fabio Oddi e Diego Fontana. Viaggio in treno infernale, tra coincidenze e ritardi. Arrivammo la mattina in piazza San Marco. Camminando sopra le persone, riuscimmo a raggiungere le scale che davano sulla laguna. Davanti a noi il palco galleggiante e le gondole dei vip. Tutta la giornata sotto il sole, dei volontari consegnavano acqua. Non potevi muoverti, bar e negozi erano chiusi, per i bisogni dovevi arraggiangarti. Il concerto fu splendido ma il deflusso fu un’odissea. Si rischiò non poco. In piena notte arrivammo alla stazione. Pochi treni e quelli che c’erano venivano presi d’assalto. Ne prendemmo uno soltanto alle 6 di mattina. Non esistavano i cellulari. Non c’era da mangiare. Tutto chiuso. Qualcuno iniziò a svuotare i distributori automatici e a distribuire panini e tramezzini. Facemmo uno spuntino e tornammo a Frosinone.