Per salvare il locale dei ragazzi down tutta la città ordina la pizza, tanta solidarietà

Il Parco del Mulino chiama e Livorno risponde come solo una città che fa della solidarietà la sua cifra storica può fare. L’associazione che dal 2011 si occupa dell’inserimento sociale di persone affette da sindrome di Down attraverso la gestione di un ristorante (il Ca’Moro), di un bed and breakfast e di una pizzeria ha lanciato un appello nei giorni scorsi, un grido di aiuto: «Le restrizioni hanno colpito anche noi, il Ca’Moro è chiuso, il b&b vuoto e la pizzeria lavora solo da asporto – ha scritto il direttore Marco Paoletti – così i dodici ragazzi sono tutti a casa, in cassa integrazione, e siamo preoccupati per il loro futuro». La risposta di Livorno è stata immediata e potente: «Centinaia di chiamate e messaggi, tutti hanno ordinato qualcosa dalla pizzeria o solo per chiedere notizie, un’ondata di affetto che ci ha travolto, è stato davvero un bellissimo abbraccio che abbiamo ricevuto dalla città». 

La cooperativa sociale nacque per volontà di un gruppo di genitori di persone down con lo scopo di continuare a fornire stimoli esterni al termine del percorso scolastico per evitare che la mancanza di impegno potesse generare una regressione delle capacità acquisite ed un progressivo isolamento sociale. «L’attività lavorativa per loro è fondamentale anche da un punto di vista sociale – spiega ancora Paoletti – su di loro pesa molto di più la mancanza del contatto con le altre persone. In un quadro in cui hanno già difficoltà di comunicazione rimanere a casa a lungo certamente non li aiuta». Alle difficoltà personali si è aggiunta anche quella commerciale con gli introiti della cooperativa in forte calo negli ultimi mesi: «Abbiamo accusato la crisi come tutti, siamo rimasti in pochi a lavorare per tenere vivo il progetto che poi è quello ci fa andare avanti, ora siamo solo in due, io e il pizzaiolo. Il messaggio che abbiamo mandato è diventato virale, ha cominciato a girare nelle scuole e nelle chat dei genitori, si vede che abbiamo lasciato un’impronta e questo è il risultato più bello». corriere.it