Patata dolce, ricca di vitamina A potassio e fibre ecco tutte le proprietà

È arancione, dolce, originaria del Sudamerica. È una patata e non lo è, nel senso che non appartiene alla stessa specie dei tuberi tradizionali. Ha meno amido, molto più betacarotene e, dopo la bollitura, un indice glicemico più basso. Il suo nome scientifico è Ipomoea batatas e fa parte delle Convolvulaceae, una famiglia diversa da quella della patata gialla (Solanaceae). 
Ancora non molto diffusa in Italia, si è imposta da anni nei mercati americani e asiatici. Proprio la sua diffusione ampia ha spinto i ricercatori a occuparsi delle proprietà nutrizionali di questa radice tuberosa. Già nel 2007, una revisione di studi aveva promosso le batatas per la ricchezza di vitamine e minerali. D’altra parte, una patata dolce media contiene più del 100% della quantità giornaliera raccomandata di vitamina A, utile per il sistema immunitario, la pelle, la vista e le ossa. La fornisce sotto forma di betacarotene, che colora di arancio la polpa. Si aggiungono alti livelli di rame e manganese, che l’organismo utilizza per produrre sostanze dalle proprietà antiossidanti. Le patate sono dolci ma non è niente di drammatico per la linea. Il contenuto di zuccheri, circa nove grammi in una di dimensioni medie, rappresenta un quarto di quelli che si possono trovare in una bibita in lattina. Non è l’unica differenza: mentre gli zuccheri delle bevande entrano immediatamente in circolo, nei vegetali l’assorbimento, durante la digestione, è frenato dalla presenza di fibre (circa quattro grammi per tubero, abbondanti). Le patate americane sono una buona fonte di potassio, un elettrolita che si elimina con il sudore quando si fa esercizio fisico o si suda. In coppia con il sodio, il minerale regola il battito del cuore e altri meccanismi fondamentali per la vita, inclusa la pressione sanguigna. Gli italiani, però, ne assumono molto meno di quel che dovrebbero, come risulta dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Un aumento di potassio nell’alimentazione, insieme alla riduzione del sale, è associato a una riduzione dell’ipertensione e a una minore incidenza di ictus.
* La revisione scientifica è di Lucilla Titta, coordinatrice del programma Smartfood allo Ieo-Istituto europeo di oncologia.