Nuovo Dpcm-Chiusura dei locali, coprifuoco ed esercito in tutta Italia

Il virus non frena, anzi continua la sua corsa. Il numero dei nuovi contagi si avvicina pericolosamente alla soglia dei tremila al giorno, le stesse cifre da brivido registrate nei mesi più brutti dell’emergenza. I 2.844 casi di ieri preoccupano il premier Giuseppe Conte, che domani riunirà i ministri anche per valutare se inasprire ancora le misure di contenimento. Il Decreto che contiene le nuove regole sarà pronto entro il 7 ottobre. E alcuni provvedimenti già decisi sembrano riportare il Paese indietro di sei mesi. Perché la situazione delle terapie intensive è al momento sotto controllo, ma al ministero della Salute hanno messo nel conto che la curva salirà ancora nelle prossime settimane. E dunque nuova stretta, ma anche la decisione di chiedere al Parlamento di prorogare lo stato di emergenza al 31 gennaio.

Sarà confermato l’obbligo di mascherina nei luoghi chiusi, il lavaggio frequente delle mani, la distanza di sicurezza e il divieto di assembramento. Ma si è deciso di potenziare la vigilanza soprattutto nei luoghi della movida e in tutti i punti di aggregazione. Per questo, proprio come accadde a marzo, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha previsto l’impiego dei soldati impegnati nell’operazione «Strade sicure» per effettuare i controlli.

La novità più importante è l’obbligo di mascherina all’aperto su tutto il territorio nazionale. La riflessione è ancora in corso, ma il responsabile della Salute, Roberto Speranza, dall’inizio della crisi è per la linea dura e nel governo l’orientamento è favorevole, anche perché diversi presidenti di Regione hanno già emesso ordinanze per chiedere ai cittadini di coprire naso e bocca anche in strada soprattutto per evitare i contatti tra ragazzi all’uscita delle scuole e la sera nei luoghi di ritrovo. Il governo potrebbe seguire la linea del Lazio con multe per i trasgressori dai 500 ai 3.000 euro.

Un lockdown generale al momento è escluso. Sono invece possibili, se i contagi dovessero salire ancora, nuove limitazioni alla libertà personale in zone circoscritte del Paese, per spegnere nuovi focolai. Tra le misure alle studio c’è quella di anticipare la chiusura dei locali, alle 22 o alle 23. Una sorta di «coprifuoco» per scongiurare che la movida favorisca la trasmissione del virus, come è accaduto nei mesi estivi. Ma sugli orari non c’è ancora una decisione ufficiale. L’altro tema che di certo i ministri affronteranno è quello delle feste private, che secondo gli esperti del Comitato tecnico scientifico vanno regolamentate e limitate nei numeri. 
Gli ingressi nei negozi saranno sempre contingentati a seconda degli spazi, i ristoranti dovranno rispettare il distanziamento e le discoteche resteranno chiuse.

Sarà aggiornata la lista dei Paesi a rischio. La Grecia, che ha visto un importante calo dei contagi, uscirà dall’elenco, mentre Francia e Spagna, che hanno numeri impressionanti, di certo vi resteranno. La linea della «massima prudenza» seguita dal Comitato tecnico scientifico e dal ministro Roberto Speranza porterà il governo ad aumentare il livello di precauzione, fino all’arrivo del vaccino. Saranno prorogate le misure di sicurezza su aerei, treni e navi. La capienza dei trasporti pubblici locali resta fissata all’80 per cento dei posti.

Un passaggio delicato riguarda la limitazione del pubblico all’aperto e al coperto. I presidenti delle Regioni, con le loro ordinanze, hanno allentato i limiti imposti dall’ultimo decreto e il governo è determinato ad assestare una stretta, che riguarderà spettacoli, sport e non solo. All’aperto non sarà possibile riunire più di mille persone alla volta, rigorosamente distanziate: una misura che riguarda le manifestazioni di piazza, ma anche lo sport. Il governo sul calcio non cambia idea, il limite per gli stadi resta a 1.000 spettatori. Al chiuso (cinema, teatri, sale da concerto) sarà tassativamente vietato superare il limite di 200 persone e questa misura riguarda anche le iniziative private, come i matrimoni. La riduzione dei posti nelle sale preoccupa gli addetti ai lavori. L’Agis ha scritto a Conte e al ministro Franceschini, chiedendo che non si metta «in ginocchio un settore già gravemente colpito dalla pandemia». corriere.it