Niente reddito di cittadinanza a chi può andare a lavorare, ecco l’abolizione 

Dal 2024 il reddito di cittadinanza verrà abolito del tutto e sostituito da una nuova riforma. Ma per gli occupabili lo stop arriverà già nel 2023: coloro che possono lavorare avranno il sussidio per non più di 8 mesi. Con la Manovra, varata nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 novembre, arriva una «manutenzione straordinaria del reddito di cittadinanza, che si avvia verso la sua abolizione, con un periodo transitorio nel 2023 con maggiori controlli sul fronte di chi lo percepisce e di chi riceve offerte di lavoro», spiega il ministero dell’Economia in una nota. Il reddito «sarà abrogato il 1 gennaio 2024 e sarà sostituito da una nuova riforma — prosegue la nota — . Previsto un risparmio di 734 milioni per il 2023. I risparmi di spesa finanzieranno un apposito fondo che finanzierà la riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione». Da gennaio 2023 i cosiddetti occupabili potranno avere il sussidio per non più di 8 mesi e dovranno partecipare per almeno sei mesi a un corso di formazione o riqualificazione, se non lo faranno perderanno l’assegno. Inoltre dai primi mesi del nuovo anno coloro che possono lavorare non potranno più presentare domanda per il Reddito di cittadinanza. Coloro che invece non possono lavorare continueranno a percepire il reddito fino alla fine del 2023. A partire dal 2024, invece, verrà introdotta una nuova forma di sussidio, destinato solo ai poveri. Come ha spiegato Enrico Marro sul Corriere della Sera, le modalità di accesso e di funzionamento di questo nuovo strumento saranno probabilmente individuate in uno dei disegni di legge di accompagnamento alla Legge di Bilancio. I cosiddetti occupabili, che perderanno gradualmente il sussidio a partire dal 2023, devono avere tra 18 e 59 anni d’età e non avere in famiglia disabili, minori o anziani over 60. Dal 2024 potranno ottenere, secondo le regole che verranno definite, programmi di formazione e collocamento al lavoro. Secondo il monitoraggio dell’Anpal dello scorso giugno, parliamo di circa 660 mila persone. Alle quali si potrebbero aggiungere i 173 mila percettori che già lavorano, ma hanno redditi così bassi da rientrare nei requisiti per il Reddito di cittadinanza. Da quando è nato nel 2019 a settembre 2022 sono stati erogati circa 25,9 miliardi di euro per il Reddito di cittadinanza, secondo i dati dell’Osservatorio dell’Inps. L’aiuto costa attualmente tra i 600 e i 700 milioni di euro al mese. Secondo le prime stime con l’esclusione degli occupabili dalla platea dei beneficiari la spesa mensile potrebbe scendere tra i 400 e i 450 milioni di euro circa. Più della metà di tutti i percettori del Reddito sono concentrati in tre Regioni del Sud: Campania, Puglia e Sicilia. In Campania sono oltre 860 mila, in Sicilia oltre 694 mila e in Puglia oltre 337 mila. In tutti e tre i casi si tratta di territori con un alto tasso di disoccupazione. Inserire queste persone sul mercato del lavoro è una sfida complessa, soprattutto se si tiene conto del fatto che i centri per l’impiego finora si sono dimostrati inefficienti.