Mesina, allo stadio mascherato da frate contattato da Feltrinelli per la Cuba del Mediterraneo

di Massimiliano Pellegrini*
Graziano Mesina è morto il 12 aprile 2025. Era stato trasferito recentemente per motivi di salute dal carcere milanese di Opera, dove scontava una condanna a 24 anni, al reparto oncologico dell’ospedale San Paolo di Milano. Mesina, 83 anni, era stato scarcerato dal Tribunale di Sorveglianza di Milano dopo le istanze presentate dalle avvocate Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier per grave motivi di salute. Era noto anche per il coinvolgimento nella vicenda del sequestro del piccolo Farouk Kassam nell’anno 1992, fatto ad opera dell’Anonima sequestri sarda. Con la collaborazione di Mesina e tramite i servizi, il bambino fu liberato, ma fu chiesta una cauzione di oltre cinque miliardi di lire e al bambino fu tagliata una parte dell’orecchio. Conosciuto anche con il soprannome di Grazianeddu, ex primula rossa del banditismo sardo fin dal dopoguerra, Mesina è passato alla ribalta delle cronache per la sua fama che deriva anche dalla spettacolarità delle sue evasioni, di cui è difficile ricostruire l’esatto numero. Altri fatti inoltre contraddistinguono Mesina, come la taglia sul suo capo di dieci milioni di lire stile vecchio “Far West”.
Altra vicenda singolare di Mesina è che si travestiva per andare a vedere allo stadio Gigi Riva, il famoso calciatore del Cagliari degli anni 70 che portò la squadra sarda alla vincita dello scudetto. L’ex primula rossa sarda scriveva delle lettere di stima in stampatello a Gigi Riva che riteneva il suo mito. Riva disse di Graziano Mesina: “Ho sempre condannato i suoi delitti, ma Grazianeddu era anche l’espressione di un mondo povero, di un’isola dove si faceva la fame”. Disse sempre Riva: “Dietro le panchine mi era sembrato di vederlo più volte, con la barba, sempre immobile”. Altre voci dicono anche che si travestiva perfino da frate per entrare allo stadio, senza dare nell’occhio.
Il bandito Grazianeddu torna alla mente anche con il famoso cantante Fabrizio De Andrè, con il testo musicale “Hothel Supramonte”. La canzone di De Andrè, descriveva il suo sequestro assieme alla sua compagna Dori Ghezzi, avvenuto ad opera dell’Anonima sequestri sarda.
Altra vicenda molto particolare di Mesina fu quella legata al noto editore Giangiacomo Feltrinelli, che nel 1968 si recò in Sardegna per contattarlo. Secondo i documenti scoperti dalla Commissione stragi nel 1996, Feltrinelli voleva coinvolgere gli ambienti della sinistra e dell’indipendentismo isolano per trasformare la Sardegna in una Cuba del Mediterraneo. Tra le idee dell’editore c’era quella di affidare le truppe ribelli a Mesina, che allora era un latitante. Mesina però non partecipò all’iniziativa, grazie all’intervento del Servizio Informazioni Difesa del Governo. Nonostante a causa delle sue vicende giudiziarie Grazianeddu dovesse scontare l’ergastolo, il 25 novembre 2004 il Presidente della Repubblica Ciampi gli concesse la grazia per fare ritorno da uomo libero nella sua città sarda di origine Orgosolo, dove intraprese la carriera di guida turistica, accompagnando i visitatori nelle zone montuose più impervie della zona, come ad esempio la catena montuosa del Supramonte. Nel giugno 2013 però, a 71 anni, viene arrestato di nuovo a Orgosolo perché gli inquirenti sospettavano che stava progettando un sequestro di persona. Nel dicembre 2016 viene condannato a 30 anni di reclusione dal tribunale di Cagliari, che dispone altresì la revoca del provvedimento di grazia, fino ad arrivare alla fine della sua carriera per motivi di salute.
*Giudice Onorario del Tribunale Militare di Sorveglianza di Roma