Mafia capitale, Carminati torna libero

Massimo Carminati, uno dei principali protagonisti dell’inchiesta “Mafia capitale”, ha lasciato oggi il carcere di  Oristano ed è tornato libero. Il ‘Nero’ del ‘Mondo di Mezzo’ (indagine ex Mafia Capitale), è uscito alle 13.30 dal carcere di Massama: vestito di blu, con una borsa, Carminati ha trovato i giornalisti ad attenderlo all’esterno, ma ha evitato di rispondere a qualsiasi domanda.  L’ex militante dei Nar è poi andato via con un taxi. Dopo tre rigetti da parte della Corte d’Appello, l’istanza di scarcerazione per scadenza dei termini di custodia cautelare, con il meccanismo della  contestazione a catena, presentata dagli avvocati Cesare Placanica e  Francesco Tagliaferri, è stata accolta dal Tribunale della Libertà.  Carminati esce dal carcere dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione.

“Siamo soddisfatti che la questione  tecnica che avevamo posto alla Corte d’Appello e che tutela un  principio di civiltà sia stata correttamente valutata dal Tribunale  della Libertà”, dice l’avvocato Cesare Placanica che insieme all’avvocato Francesco Tagliaferri difende Carminati. “Abbiamo presentato tre diverse istanze alla Corte d’Appello” ha detto Tagliaferri e ha aggiunto: “La Cassazione, con le motivazioni della sentenza di annullamento per ‘Mafia Capitale’ ha dimostrato l’assoluta infondatezza delle contestazioni più gravi e fantasiose”. Bonafede incarica ispettori Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, secondo quanto si apprende, ha delegato l’ispettorato generale di via Arenula a svolgere i necessari accertamenti preliminari in merito alla scarcerazione di Massimo Carminati.

I giudici: “Termine custodia cautelare è scaduto” Deve ritenersi che in relazione ai capi di imputazione il termine complessivo massimo di custodia cautelare è scaduto, con la conseguenza che va disposta la scarcerazione dell’appellante”. Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Roma quasi alla fine del provvedimento di 23 pagine con il quale è stato rimesso in libertà per scadenza termini di detenzione Massimo Carminati. Nell’ordinanza si aggiunge che nei confronti dell’imputato non sono state applicate sospensioni della pena che ha continuato invece a decorrere. “In definitiva non può dirsi che nel procedimento in esame siano sospesi i termini di durata della misura cautelare, trattandosi di procedimento rientrante tra quelli per i quali non opera la sospensione”.

In questo senso aggiungono i giudici “deve ritenersi che in relazione ai due capi di imputazione il termine complessivo massimo di custodia cautelare è scaduto con la conseguenza che va disposta la scarcerazione dell’appellante in relazione e limitatamente a detti capi di imputazione che hanno costituito oggetto del presente esame”. “Non puo’ ritenersi” che la condanna “nei confronti di Carminati” in relazione ai due capi di incolpazione sia divenuta irrevocabile, scrivono i giudici. “In tal senso depone anche la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che in relazione ai titoli in esame non statuisce la definitività”.

Poi i giudici aggiungono: “Va osservato che la pronuncia di annullamento della Suprema Corte in parte limitatamente al trattamento sanzionatorio, in parte in punto di responsabilita’, ha comportato la regressione del procedimento alla fase di appello, con evidenti conseguenze sia sotto il profilo dell’allungamento dei tempi processuali sia sotto il profilo strettamente cautelare. Alla regressione del procedimento alla fase di appello ha conseguito sotto il profilo cautelare una nuova decorrenza del termine di fase a partire dal provvedimento di annullamento”. rainews.it