Limousine per festini con escort, “Guadagnavo 500 mila euro all’anno”

«Ho fatto un Vito limousine, quello Mercedes, ho speso 200 mila euro di mezzo, è tutto con il cielo stellato, con il televisore della Apple, quattro posti da figo». Mentre Vito Pavone porta in aeroporto una donna polacca, le racconta uno dei suoi lavori. Che ci sappia fare con il restyling e il tuning gli viene riconosciuto dai clienti, così come nell’ordinanza con cui il gip ha disposto il carcere. La misura più severa eseguita ieri mattina è stata decisa per lui, 59 anni, e per un albanese di cui per ora si omette il nome perché è latitante. Quel multivan della Mercedes trasformato in limousine, secondo le indagini del Nucleo di polizia economico e finanziaria della Gdf, coordinato dal pm Emanuele Marchisio, veniva messo a disposizione anche per trasportare prostitute. Gli indagati in tutto sono dieci. Per un altro albanese è stato disposto il divieto di dimora in Italia, per un italiano il divieto esercitare imprese. Con il latitante e altri tre indagati, Pavone è accusato di associazione per delinquere per commettere una serie di reati, dal traffico di droga alla ricettazione, dall’autoriciclaggio allo sfruttamento della prostituzione. Con questi reati Pavone non c’entra nulla, direttamente, nemmeno secondo gli inquirenti. È in carcere per aver messo a disposizione la «base logistica» e i mezzi della Cea, marchio sotto il quale sono passate diverse società di noleggio, anche la Car planet, sempre a Treviolo. Era il «dominus indiscusso», anche della Carrozzeria Colleoni, scrive il gip Alessia Solombrino nell’ordinanza di 137 pagine, nonostante le aziende fossero formalmente amministrate dalla figlia e dalla moglie. Insieme alla quale, sempre con l’albanese, è accusato pure della bancarotta della Cea snc di Vito Pavone&C. Con l’albanese che secondo le indagini, dal 2018 al 2022, diventa co-gestore delle aziende. A settembre 2021, Pavone lo denuncia per illecite ingerenze e intimidazioni, ma nelle intercettazioni dice: «Non lo tradirò mai». È ritenuto consapevole dei giri illeciti. Con la moglie parla di un Rolex che gli ha dato l’albanese, vorrebbe portarlo in oreficeria ma dice che se scoprono il numero di matricola «sono casini». Inoltre, è una «precisa scelta», scrive il gip, non sottoscrivere i contratti di noleggio delle auto per non lasciare traccia dei personaggi ai quali venivano date. Per la Gdf, con lo stesso scopo, vennero accumulate sanzioni da multe stradali per 117 mila euro senza comunicare chi guidasse. Su una vettura ritenuta della carrozzeria furono sequestrati 5 chili di cocaina. Su una Mercedes classe B, partita alla volta di Reggio Calabria «scortata» da un Fiat Talento, il 27 gennaio 2022, fu sequestrato mezzo milione di euro. Il multivan ha la targa svizzera, è intestato a una società elvetica di un altro albanese, che ne ha chiesto il dissequestro, ma nell’ordinanza è ricondotta al latitante. La Gdf ha visto ripetutamente il mezzo parcheggiato alla Car planet. Il gip scrive di «sistematico» utilizzo per il trasporto delle prostitute, oltre che di persone ritenute «vip». Ne parla anche un interlocutore con uno dei soci della carrozzeria: «Un conto è portare in giro il personaggio che comunque fa storie, fa pubblicità, ma un conto è portare in giro queste mignotte, non è che ti fai una bella pubblicità». Nelle ipotesi investigative, si trattava di prostitute di lusso. All’abanese viene contestato anche lo sfruttamento della prostituzione di quattro ragazze straniere, in casa e su strada, a Bergamo, Lallio, Osio Sotto, Dalmine. Una ha raccontato di aver avuto fino a 17 clienti al giorno, guadagnando anche 1.300 euro, 500 mila euro all’anno. Ma a lei andava solo qualche centinaio di euro, che mandava alla famiglia. Decotte le società, nel 2022 gli albanesi si allontanano. Pavone «cerca nuove alleanze» con due componenti della famiglia dei Casamonica che vivono in provincia di Bergamo. Uno, annoterà la Gdf, a febbraio 2022 alla Cea srl aveva a disposizione un ufficio. Cercato, l’avvocato Federico Carminati, per Pavone, allo stato preferisce non dire nulla. corriere.it