Lettera di un medico di Frosinone-“Qui manca lavoro, costretto a emigrare”

di Damiano Pizzuti

Mi chiamo Damiano e di lavoro faccio il medico, per passione faccio il medico e per sentirmi realizzato in questa vita ho scelto di fare il medico. Nel 2017, dopo tanti sacrifici da parte dei miei genitori (a cui vanno tutti i miei ringraziamenti) mi sono laureato; inutile dire che è impresso nella mente come uno di quei momenti indelebili, belli e di pura felicità.

Dopo la laurea l’incertezza: troverò lavoro? Potrò vivere serenamente di questa professione? Tutte domande che mi stavano spingendo, come altri amici nel mio paese, ad “emigrare” in altre regioni (spesso del Nord Italia) oppure all’estero, alla ricerca di una maggiore dignità e meritocrazia. Senza crederci più di tanto ho iniziato a lavorare nell’ASL della mia provincia, come tanti altri giovani, prima come Guardia Medica (ora continuità assistenziale) e successivamente nei vari progetti che grazie alle Medicina Generale sono nati sul nostro territorio per far fronte alla chiusura dei pronto soccorso e dei presidi ospedalieri (PAT, UDI, Trasfusioni domiciliari ecc..). 

Fare il medico tra la propria gente ti rende felice due volte, come professionista e come cittadino, ti fa sentire parte integrante del progetto di salute di tante persone che fino ad allora avevi incontrato solo passeggiando per strada.

Mi trovo a scrivere questa lettera a te terra mia, perché per la prima volta, dopo quasi tre anni di lavoro, mi trovo di nuovo con il dubbio se lasciarti o restare con te. La nostra ASL sta infatti decidendo di rimodulare in negativo molti progetti e servizi attivi con successo sul nostro territorio. Tanti servizi che sono stati ben accolti dalla popolazione e che hanno permesso a tanti giovani professionisti di lavorare e costruirsi una propria carriera nella terra che li ha visti nascere affiancando i medici di famiglia più esperti. Si è creata così una bellissima sinergia tra esperienza e innovazione, che mi ha fatto sentire una risorsa e non un peso.

Per fare un esempio a chi legge vorrei solo far capire di cosa stiamo parlando per quanto riguarda i servizi di urgenza sul territorio (PAT,ACP). I PAT si trovano a Ceccano (h12), Ceprano (h12), Anagni (h24) e Pontecorvo (h24), mentre gli ACP a Sora, Frosinone e Cassino (solo prefestivo e festivo). 

Questi presidi hanno valutato fino all’ultimo aggiornamento dei dati (settembre 2019) 65947 pazienti, inviandone al pronto soccorso solo il 3,58%. In questi presidi, in collaborazione con il personale infermieristico, abbiamo curato infezioni, acuzie in pazienti con patologie croniche, medicato ferite, eseguito piccola diagnostica traumatologica e consulenze specialistiche quando necessarie. Come portare questa enorme massa di pazienti tutti al pronto soccorso già inflazionato?

Scrivo questa breve lettera per ringraziare tutti i pazienti che sono entrati preoccupati, piangendo e piegandosi in due per il dolore, e che sono usciti con un “grazie dottore” e un sorriso sulle labbra. Vorrei ringraziare chi, affezionato, ha scelto di dare fiducia a chi come me si alza la mattina felice di andare a lavorare. Vi ringrazio perché purtroppo da Gennaio 2020, per decisioni aziendali, tutti questi progetti potrebbero essere solo un ricordo. Troverò lavoro? Sicuramente lontano da qui, non mi resta che sperare di poter continuare a fare il medico tra la mia gente. 

Un abbraccio terra mia