Laureata con master fa la netturbina, “Mi sveglio tutte le mattine alle 4”

«Non mi pento della mia scelta di fare la netturbina. La rifarei». Cristina Anemone, 40 anni, un anno e mezzo fa ha cambiato vita. E lavoro. Dopo una laurea in Scienze della comunicazione a Bari e una parentesi milanese con master in Pubblicità allo Ied (Istituto europeo di design), ha scelto di dire basta a «lavori precari che mi facevano lavorare 12 ore al giorno, senza garanzie, con salari bassi e non a cadenza regolare». Condizioni «impossibili per tutti, a maggior ragione per chi ha una famiglia». Secondo il rapporto mondiale dell’Organizzazione internazionale del lavoro, i salari reali in Italia sono inferiori di 8,7 punti rispetto a quelli del 2008. Il dato peggiore registrato tra i paesi del G20. A questo, nel caso di Cristina, si sommava anche la precarietà del lavoro, assenza di orari e garanzie. Dunque, la 40enne ha pensato di modificare le sue giornate, partendo dalla stabilità offerta da un impiego che poteva concederle diverse ore libere, da dedicare ad altre attività. A dicembre 2023 ha firmato il suo contratto a tempo indeterminato nella municipalizzata di rifiuti Amiu, a Bari. «Sono passati quasi due anni, durante i quali sono riuscita ad abituarmi anche alla sveglia alle 4», dice Cristina con un sorriso. Lo stesso con cui affronta la giornata: «Alle 5 inizio il mio turno di lavoro: mi occupo della raccolta della spazzatura porta a porta a Torre a Mare, alle porte di Bari – prosegue -. Da circa un mese da un part time sono passata a un full time e sono molto contenta. Lavoro un giorno in più e guadagno di più. Finisco il mio turno alle 11.30, dal lunedì al sabato. E, quando chiudo, ho tutta la giornata da dedicare ai miei hobby e alla mia famiglia. È un lavoro umile, ma dignitoso. E faticoso. Ma ho anche il tempo di riposare, per poi ripartire, trascorrendo tempo con mia figlia di 5 anni». Prima di compiere questa scelta, Cristina ha lavorato in diversi settori: dopo tre anni in un’agenzia di comunicazione a Milano, è tornata in Puglia, dove è stata assunta in un’azienda, per poi licenziarsi e decidere di aprire anche una piccola attività a conduzione familiare, che nel 2020 ha chiuso i battenti a causa della pandemia. «L’ultima spiaggia era un posto statale», ha pensato Cristina. Che non ha perso tempo, facendo un concorso il cui requisito minimo è la licenza media. «La mia qualità della vita è cambiata – spiega -. Adesso ho più tempo libero. Certo, mi piacerebbe avere uno stipendio più alto. Ma, rispetto ai miei lavori precedenti, ora sono più serena. Voglio trascorrere il pomeriggio con mia figlia oppure programmare un viaggio? Ora posso farlo. E poi questa è un’azienda dove è possibile fare scatti di carriera, che mi auguro ci saranno a breve, partecipando a concorsi interni. In più, lo scorso dicembre sono stata eletta nell’organismo sindacale Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie). Su quindici eletti sono l’unica donna. Sono molto contenta». corriere.it