L’attività fisica aiuta a prevenire il Covid, lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità

Lo dice l’Oms. Lo ribadisce il Ministero della Salute. Lo dimostrano gli studi scientifici. Eppure il messaggio non è stato ancora ben recepito: per combattere il Covid bisogna adottare uno stile di vita attivo.

Una delle indagini più recenti è stata condotta all’Henry Ford Hospital di Detroit, negli Stati Uniti. Pubblicato lo scorso 10 ottobre, lo studio rileva che i malati di Covid-19 con capacità fisica media o alta, cioè che praticano sport in modo costante, hanno un minor rischio di essere ospedalizzati.

Ma il movimento fa bene anche a chi non ha sviluppato la malattia. Lo scrive l’Organizzazione mondiale della Sanità lo nella pagina del suo sito dedicata al «Coronavirus disease»: «Durante la pandemia di Covid-19, quando molti di noi sono molto limitati nei loro movimenti, è ancora più importante per le persone di tutte le età e abilità essere il più attivi possibile. Anche alzarsi dalla sedia per una breve pausa, facendo tre-cinque minuti di movimento fisico, camminando o facendo stretching, aiuterà ad alleviare la tensione muscolare, a ridurre la tensione mentale e a migliorare la circolazione sanguigna e l’attività muscolare».

Uno dei primi a segnalare in Italia l’importanza del movimento in funzione anti Covid è stato Fabrizio Salvucci, cardiologo che da 30 anni si occupa degli effetti della sedentarietà. Il dottor Salvucci si è reso conto dell’importanza dell’attività fisica nei pazienti affetti da Coronavirus un anno fa, quando ha lavorato in un ospedale interamente Covid, fra marzo e maggio 2020. «Il direttore sanitario dell’ospedale aveva messo due persone a fare l’ecocardiogramma, una delle quali ero io. Una grande intuizione, la sua: dopo una settimana, intorno al 10 marzo, grazie all’osservazione diretta abbiamo capito perché la gente moriva. A causa di una trombosi polmonare che si formava in loco, e non di un’embolia polmonare come ancora adesso tanti pensano».

E qual era l’origine di questa trombosi? Risposta di Salvucci: «Una violentissima infiammazione multiorgano. Alla fine, il Covid non era altro che una vecchia riedizione delle gravi malattie infiammatorie del passato».  Conferma il dottor Andrea Mangiagalli, medico di famiglia e promotore del gruppo Medici in prima linea: «Il Covid è tornato a ricordarci che le persone con una forma fisica migliore rispetto alla media hanno un rischio di ammalarsi più basso. Tant’è vero che anche la semplice obesità addominale, la famosa pancetta, si associa (in particolare nei soggetti maschili) a un rischio di contrarre il Covid decisamente più alto. Questo tipo di habitus, correlato a uno stile di vita più sedentario, con un’alimentazione ricca di grassi anche animali, mantiene uno stato infiammatorio persistente che probabilmente favorisce l’attacco del Covid in forme decisamente più gravi».

Ma come si contrasta la reazione infiammatoria? Risponde il dottor Salvucci: «Togliendo il substrato alla malattia Covid, cioè impedendo al virus di attecchire su un terreno fertile. E lo si fa riducendo l’infiammazione. Ciascuno di noi ha un livello infiammatorio, determinato da diversi fattori. Obesità, diabete e tutte le malattie cardio-cerebro-vascolari, autoimmuni o degenerative sono provocati ad esempio da un tono infiammatorio molto alto».

Quindi, se il Covid ci colpisce, è importante che trovi nel nostro organismo un tono infiammatorio basso? «Esatto: se l’infiammazione è bassa, il virus non determina quei danni che portano in rianimazione e, facilmente, al decesso» spiega il cardiologo. Ma come facciamo a ridurre il nostro tono infiammatorio? «Attraverso uno stile di vita sano: dimagrendo attraverso un’alimentazione corretta, facendo attività fisica regolare. E questo vale persino per gli anziani: io stimolo i miei genitori a non stare in casa, a uscire, a respirare aria… Tutto per far abbassare il loro tono infiammatorio».

Ma è provato che, se il tono infiammatorio è basso, è meno facile essere colpiti dal Covid? «Al momento non ci sono studi scientifici che lo dimostrino. Anche se, a dire la verità, sul Covid in generale non ci sono grandi studi scientifici» risponde il dottor Salvucci. «Però alcuni dati di fatto sono evidenti. Ad aprile, per esempio, nell’ospedale in cui lavoravo su 10 posti di rianimazione presenti, sette/otto erano occupati stabilmente da obesi. Risulta chiaro che, in questo periodo, l’attività fisica e la corretta alimentazione sono diventati vitali. Il Covid ha “slatentizzato” l’importanza di questi accorgimenti, che prima tutti noi sottovalutavamo».

La riabilitatrice Brankica Pavic, già direttrice al corso di laurea in Fisioterapia dell’università Federico II della sede di Benevento, sottolinea«L’attività motoria è fondamentale perché la salute degli apparati muscolo-scheletrico, neurologico, cardiovascolare, respiratorio, metabolico e posturale dipende dal movimento che quegli stessi apparati producono».

Aggiunge il dottor Mangiagalli: «Il fatto poi che siano state chiuse palestre e piscine ha poi ulteriormente ridotto l’attività fisica di molti soggetti che, costretti in casa dal lockdown, si sono improvvisati chef. Questo ha sicuramente portato a un aumento di peso generalizzato».

È di fondamentale importanza quindi adottare uno stile di vita sano, con una sana alimentazione e attività fisica costante, che sia essa all’aperto, in palestra, in piscina, in studi personal training, in montagna; insomma qualsiasi tipo di sport ma fatto bene, nella giusta dose, ancor meglio se personalizzata da professionisti del settore con formazione universitaria che a breve saranno anche iscritti ad un albo professionale e che diventeranno nel tempo risorsa imprescindibile per la tutela della salute fisica e mentale delle persone, risorsa per la crescita ottimale dei nostri bambini e adolescenti, per i malati cronici e gli anziani e per una popolazione più sana.

Quindi tra gli innumerevoli benefici dell’attività fisico/sportiva c’è anche quello di contrastare questo virus che ha colpito l’umanità da più di un anno. Un apparato muscolo – scheletrico più forte e una persona più in forma avrà più possibilità di vincere la malattia e meno probabilità di peggiorare le condizioni causate dal virus! Lo dice la scienza e noi promotori delle Scienze Motorie Italiane lo affermiamo con più forza e decisione di prima.

Alessandro Paglia
Dottore in Scienze Motorie