La «via dei vegetariani» esiste davvero, ecco dove

«Quando clienti e fornitori vedono il nostro indirizzo, pensano a uno scherzo. Un’azienda che si occupa di prodotti vegetariani e vegani con la sede in “via dei vegetariani”? Eppure è vero, e non è certo un caso». Massimo Santinelli, fondatore e titolare di Biolab, ride quando gli si chiede la storia dietro la decisione di intitolare una via di Gorizia, quella dove si trova la sua azienda, proprio ai vegetariani. Una scelta curiosa. E originale: «Credo sia l’unica via con questo nome in Italia – osserva – Stando alle reazioni incredule dei nostri clienti all’estero direi che non ce ne devono essere molte neanche nel resto del mondo». 

Santinelli ha fondato la sua azienda di prodotti alimentari vegetariani e vegani nel 1991 quando ancora, almeno in Italia, di questi argomenti si parlava poco. Una scelta lungimirante dato che oggi si dichiara vegetariano il 6,7% degli italiani e vegano l’8,9% stando ai dati forniti un anno fa dall’Eurispes (senza contare quelli che ogni gennaio provano a seguire il Veganuary, cioè un mese senza proteine animali). Ma già una decina di anni fa le cose avevano iniziato a cambiare tanto che nel 2010 l’imprenditore aveva pensato di provare a lanciare un festival vegetariano a Gorizia. Un tentativo che ha funzionato molto bene: «Pensavo non venisse nessuno, ci siamo trovati con 5mila persone. E all’indomani del festival è arriva la chiamata di un’assessore comunale che ci ha convocato nel suo ufficio per farci una proposta». Quella di cambiare il nome della via dove si trova la sede dell’azienda intitolandola ai vegetariani. «Sinceramente? Non ci credevo. Mi pareva la tipica promessa buttata lì per fare bella figura visto il successo del festival. E invece sei mesi dopo, a sorpresa, è arrivata la delibera del Consiglio comunale: questa porzione di via Montesanto, a due passi dal confine con la Slovenia, è diventata via dei vegetariani».

Una decisione che i suoi «vicini di casa», un paio di aziende artigianali, in un primo momento non avevano preso molto bene tra scetticismo per il fenomeno e documenti da cambiare. Ma alla fine, a dieci anni dall’inaugurazione, è diventato un aneddoto curioso da raccontare. Per Santinelli, invece, resta soprattutto un segno distintivo del quale non vuole privarsi. Neanche ora che ha appena allargato l’azienda: «Abbiamo aperto un nuovo stabilimento, recuperando l’area di un vecchio macello e trasformandolo in un impianto per la produzione di cibi veg. Ma la sede dell’azienda non l’abbiamo spostata: resterà sempre in via dei vegetariani, a questo indirizzo ci tengo». Nel frattempo il festival vegetariano, che aveva fatto da volano al cambio del nome della via, è stato sospeso: troppi costi, troppo impegno. Però anche quello resta un chiodo fisso dell’imprenditore: «Mi piacerebbe molto riprendere, se riuscissi a trovare appoggi e aiuti sarei pronto a riprovarci». corriere.it