La fine del Drago, meglio andare a votare spread a 230 inflazione all’8,6% una catastrofe

di Biagio Cacciola

I numeri hanno la testa dura diceva Lenin. Ecco infatti i numeri del governo Draghi. 200 miliardi di debito in più, lo spread a 230 cioè più del doppio del governo Conte. Una crisi energetica enorme per le scelte sciagurate sulla guerra in Ucraina, con la Commissione europea che oggi chiede risparmi ulteriori del 15 per cento dei consumi abituali. Un’inflazione dell’8,6%, un saldo delle partite correnti sprofondato a -8,7%miliardi di euro nel primo quadrimestre dell’anno (dopo oltre 10 anni di attivo). In pratica una catastrofe. A ciò ci aggiungiamo la vanificazione del superbonus, l’attacco al reddito di cittadinanza. Una politica fatta di riforme per favorire i ricchi, come quella sulla legge fiscale, i contratti non rinnovati di quasi tutti i settori della pubblica amministrazione. Il tutto abilmente censurato dagli organi di stampa cortigiani che pompavano il ‘migliore’ in ossequio alla tradizione italiana di gazzette del governo. Non ultimo l’ingrediente di odio verso Giuseppe Conte che, pure, aveva permesso al Paese di uscire non distrutto dalla pandemia. Per non parlare dei 209 miliardi ottenuti dall’ex presidente del consiglio sul PNRR e a tutt’oggi sostanzialmente bloccati. Gli amici del drago hanno tentato da Renzi a Di Maio, passando anche per la parte del PD più realista del re, di creare un blocco spendibile per le prossime elezione. Gli è andata male. L’aiuto dei destri al governo non è arrivato se non con delle defezioni di nominati. Ora si apre una campagna elettorale imprevedibile dove i partiti iperliberisti rischiano una sonora sconfitta. Forse così si accorgeranno che la politica che vogliono gli italiani non è fatta di proclami, per le armi, per la retorica atlantista, per l’attenzione verso i poteri forti, ma di scelte sociali concrete per chi guadagna 1200 euro al mese e verso le fasce di povertà e di degrado che si stanno espandendo a macchia d’olio. Altro rispetto ai discorsi vuoti dei banchieri e della finanza usa e getta.