Isola del Liri, Quadrini commemora la Shoah

“Viviamo in un mondo complesso nel quale la velocità brucia notizie e avvenimenti facendoci vivere in una sorta di presente permanente, nel quale spesso viene a mancare ogni rapporto organico col passato storico e la memoria diventa volatile – ha affermato Massimiliano Quadrini, sindaco di Isola del Liri – Il 27 gennaio 1945 vengono abbattuti i cancelli di Auschwitz, il più abominevole dei campi di sterminio tedeschi. Le vittime furono circa sei milioni. Lo sterminio non fu esercitato solo contro gli Ebrei, che pure costituivano l’obiettivo finale; vittime furono anche gli oppositori politici, gli zingari, gli slavi, gli omosessuali, le prostitute, i testimoni di Geova, i minorati mentali, i portatori di handicap, gli “asociali”, i “diversi” per costume, confessione e costituzione fisica, gli indegni di vivere secondo il delirio nazista. Con una legge dello Stato, anche per noi italiani, quella data è diventata il simbolo della condanna della Shoah, la giornata della memoria. Memoria dell’Olocausto e di quanto lo precedette, allorché per imitare l’alleato tedesco anche il regime fascista emanò nel 1938 le vergognose leggi razziali: con esse si proibiva a tanti ragazzi e giovani, solo perché di origine ebraica, di frequentare le scuole e si intimava loro di abbandonare gli studi”.

Massimiliano Quadrini

“A causa di queste leggi, moltissimi dovettero abbandonare la propria vita solo perché i loro nomi erano di religione ebraica – ha aggiunto Quadrini – Per questa colpa furono avviati prima al carcere e ai campi di lavoro e poi ai campi di sterminio. Anche dal nostro Paese partirono convogli e vagoni piombati. In essi furono stipati più di ottomila ebrei italiani, spediti verso i campi di morte in Polonia e in Germania. Questo è stato e fatti analoghi, pericolosamente somiglianti, si sono ripetuti nel recente passato e rischiano di accadere di nuovo nel nostro mondo dove ci sono di nuovo muri e intolleranze. La perdita della memoria rende possibile il ripetersi di nuovo dell’abominio. Ricordare l’orrore è probabilmente l’unico modo per preservarci da esso. Da qui il bisogno di mantenere la memoria, di rendere consapevoli la società e le generazioni future delle atrocità che gli uomini sono stati capaci di compiere. Gli insegnanti e le famiglie sono impegnati nell’importante compito di educare le nuove generazioni alla vita e al rispetto dell’altro, alla solidarietà. Per questo nobile e prezioso lavoro, svolto quotidianamente in silenzio e nelle difficoltà, li ringraziamo. Ai Ragazzi, il compito prezioso di conservare la memoria”.