In viaggio con Francesca, ecco la Cappella Sistina dell’Abruzzo

di Francesca Campoli

Bominaco – Caporciano -, piccolo borgo medievale tra L’Aquila e la piana di Navelli, lungo il Tratturo Magno, è segreta custode di uno dei più antichi complessi abbaziali medievali del territorio che comprende l’oratorio di San Pellegrino e la chiesa di Santa Maria Assunta, silenziosa opera dei laboriosi benedettini. L’oratorio – XIII secolo – mostra esternamente un linguaggio austero e moderato, conservando del suo corredo architettonico, il seicentesco pronao ed i rosoni. Al suo interno un’armonica composizione disegna un piccolo ambiente sormontato da una volta a sesto acuto, al cui centro si stagliano due plutei di ascendenza classica, decorati con un drago ed un grifone.

Solamente entrando nell’edificio alla cui edificazione sembrerebbe aver contribuito Carlo Magno durante il suo passaggio in queste terre, si può scoprire il sorprendente patrimonio artistico ivi conservato, un ciclo di affreschi dell’epoca dell’abate Teodino che mostra, attraverso una vivace policromia, diverse scene sacre ed un singolare calendario bominacense con le rappresentazioni dei mesi, dei segni zodiacali, degli influssi lunari. Concepiti come divulgazione figurativa della liturgia benedettina, tali affreschi lasciano intuire che fossero opera degli stessi monaci che abitavano quei luoghi.

Una scuola pittorica dunque di monaci maestri che si suddivide il lavoro anche in questo contesto ossia nell’esecuzione del corpus pittorico, perseguendo costantemente il precetto ora et labora. Qui le tematiche figurative mostrano un notevole fervore gotico in particolar modo nella resa immediata e realistica degli elementi vegetali, corrispondente con lo spirito innovatore dell’autore del calendario bominacense. Il maestro del calendario, interprete più acuto della scuola, svela infatti un notevole interesse per il realismo minuto che indaga ogni cosa, ogni oggetto di uso quotidiano e per la cura dell’abbigliamento raffinato delle esili ed eleganti figure, rivelando così quella cospicua conoscenza del mondo miniaturistico che solamente un amanuense dello Scriptorium monastico bominacense poteva conoscere.

Il calendario, uno dei più antichi esemplari di tale epoca e rilevante per la sua imponenza cronistorica, illustra le festività legate all’ambiente benedettino di Montecassino poiché questo territorio era posto sotto il prestigio culturale e religioso di tale abbazia. Per ogni mese, come vediamo nelle figure, vengono elaborati due riquadri ospitanti nel primo spazio la canonica personificazione dei mesi, mentre nel secondo, l’elenco dei giorni con la corrispondente liturgia del giorno; al di sopra delle cornici vengono dipinti i segni zodiacali e le fasi lunari.

Le altre scene di questo immane ciclo pittorico tra cui le storie della vita di Cristo, il Giudizio universale, San Francesco d’Assisi, la vita di San Pellegrino, mostrano uno stile diverso che manifesta ancora una forte predilezione per le forme e per le iconografie bizantine, testimoniando così l’intervento degli altri maestri ed un linguaggio artistico poco omogeneo. Il fascino di questi affreschi rimane tutto affidato alla loro qualità stilistica e a quel connubio tra accoglienza gotica e creatività spirituale propria dei monaci di San Benedetto, conferendogli un profondo senso educativo. 

Accanto all’oratorio troviamo la chiesa di Santa Maria Assunta che, completata tra il XII ed il XIII secolo, costituisce oggi uno degli esempi più rilevanti di architettura romanica in Abruzzo. Anticamente vi era un tempio pagano riutilizzato dai monaci in età carolingia per edificarne una chiesa. All’interno ci accoglie una sobria architettura articolata secondo gli essenziali canoni benedettini, scandita da un elegante colonnato romanico che culmina nel ciborio.

La monumentalità della chiesa è impreziosita da un ricco repertorio di arredi liturgici quali il leone stiloforo con il candelabro pasquale, la cattedra, il pulpito, l’altare, la cui portata è tale da identificare l’ambiente artistico di Bominaco come uno dei centri culturali più importanti dell’Italia centro-meridionale. Anche qui, si dispiega un ciclo di affreschi di cui rimangono alcune parti tra le quali ricordiamo San Martino, San Benedetto e l’abate Giovanni che dedica la chiesa alla Vergine.  

  • Francesca Campoli nasce a Veroli e dopo la maturità classica frequenta la facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, conseguendo la laurea in Storia dell’Arte e Tutela dei Beni Storico-Artistici presso l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo. Si specializza nello studio delle stampe antiche facenti parte della collezione grafica di Monsignor Vittorio Giovardi, conservate presso la Biblioteca Giovardiana di Veroli, attraverso uno studio di ricerca avviato dall’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, in collaborazione con la Giovardiana. Successivamente consegue l’abilitazione per l’insegnamento della Storia dell’Arte nelle scuole secondarie di secondo grado presso l’Università degli Studi della Tuscia, Viterbo e la Specializzazione per l’insegnamento del sostegno nelle scuole secondarie di secondo grado presso la Lumsa, Roma. Attualmente lavora presso il Liceo Classico di Palestrina.