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Il sacro e il Mediterraneo, Papa Francesco incompreso

23 Aprile 2020 Cultura, Dall'Italia

di Lucia De Carolis

Parlare di “attualità dell’icona” rischia di apparire un po’ retrogrado e allora poco credibile. C’è una referenza alla verità del racconto da rintracciare nella coerenza con la realtà, ma quando si scrive bisogna considerare anche una referenza o un riferimento al possibile lettore: a chi mi rivolgo? Situazione strana, tanto più che nella vita mi sono sempre creduta (e continuo a credermi) fermamente “progressista”, ma in questo amore per le icone che persiste in varie forme da sempre, ciò che vorrei raccontare è l’inscindibile unione tra una visione progressista ed una conservatrice: non si è realmente nel progresso se non si ha ben salda la tradizione, se non la si conserva, o meglio, se non la si custodisce.

Questa è secondo me la potenza del discorso del nostro Papa, assolutamente incompreso dai conservatori ma anche dai progressisti, pronti questi ultimi ad accogliere ogni apertura come un’affrancazione dall’immagine medievale che hanno del cattolicesimo. Le icone ortodosse, con le loro rigide leggi, stanno lì a segnalarci proprio questa necessità di “stare”, di “permanere” nella Legge, per agire nel presente e progettare un solido futuro. Tanto che le origini dell’arte astratta del ‘900 sembra siano da rintracciare nella “Icona di Abramo” di Rublev. 

Anche le nostre origini sono da ricercare, ed è nel Mediterraneo che abbiamo le migliori possibilità di riuscita: non sorge solo la necessità di guardare, da cattolici, alla Chiesa d’Oriente e sperare in un’unificazione o quanto meno in un cammino assieme, come sembra evidente stia lavorando Papa Francesco, ma credo sia indispensabile un dialogo costruttivo con le altre due religioni abramitiche: quella giudaica e quella islamica.

Desidero segnalare un libro che fa riflettere, “Il Mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni” di Fernand Braudel. Nel capitolo “Un solo Dio”, dopo aver tracciato similitudini e differenze, parla della Casa della saggezza a Baghdad, la Bayt al-Hikma, fondata dal califfo Ma’mûn, dove (attenzione alle date) tra il IV e il X secolo si concentrò l’eredità filosofica e scientifica di Alessandria. Le menti eccelse, senza distinzione confessionale, vi si riunivano in sedute notturne a discutere di massimi sistemi. Così come accadeva in Spagna nella scuola di Toledo, basta ricordare i grandi nomi di Averroé e di Maimonide. Ciò che li faceva sedere ad una stessa tavola erano gli ideali e i valori condivisi che, secondo Braudel, costituiscono la nostra forza e la nostra originalità. Dialettica che si è nei secoli spenta perché noi mediterranei l’abbiamo messa in altre mani: la facciamo condurre da forze esterne che del Mediterraneo sanno a malapena come rintracciarlo sulle cartine geografiche.

Ma chi è il referente, il possibile lettore che può assumere tutto questo? Come fare per rendere il necessario, esistenziale attributo di “attualità” all’icona (quindi alla Parola)? È il mio animo più progressista che continua a generare questo pensiero, ma sembra essere di difficile trasmissione e facilmente bollato come “medievale”. Mi sento al contrario profondamente progressista nell’affermare che “la madre di tutte le battaglie riposi nel Mediterraneo”, se non riusciremo a rispettarci tra noi e, col dialogo, tornare a riconoscerci fratelli, continuerà ad essere pura utopia condividere pacificamente gli spazi.

Questo spazio, il Mediterraneo, ci appartiene molto più radicalmente di quanto ci appartenga l’Europa del Nord o peggio gli Usa. Stiamo inseguendo un modello che non è il nostro, mentre, per un reale progresso, è fondamentale capire e assumere le regole dettate dal nostro gioco, le stesse dell’icona. E se nelle intenzioni mai dichiarate di Rublev ci fosse stata la volontà di vedere nelle tre Persone della “Icona dell’Ospitalità di Abramo”, anche detta “Icona della Trinità”, una prefigurazione delle tre Religioni Abramitiche finalmente sedute attorno ad uno stesso tavolo?

È, questa mia, una referenza alla verità non ortodossa, la tradizione vuole che ad essere rappresentata in questa Icona sia la SS.ma Trinità, ma compito della metafora, così come del racconto, è il far procedere il pensiero oltre le barriere del reale e stimolare la nascita di nuovi significati. Il possibile referente, o lettore? Chiunque si ponga domande, perché solo nella domanda si è in cammino verso la Verità.

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Redazione
2020-04-23
23 Aprile 2020 Cultura, Dall'Italia

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