Il napoletano non è un dialetto. E’ una lingua

Il napoletano non è un dialetto. L’Unesco, riconosce il napoletano come lingua, seconda solo all’italiano per diffusione tra quelle parlate lungo lo stivale. Sicuramente si tratta dell’idioma italico più esportato e conosciuto grazie alla canzone classica partenopea, una delle maggiori espressioni artistiche della cultura occidentale che da più di un secolo diffonde in tutto il mondo la bellezza napoletana. Una lingua romanza che con alcune variazioni si parla nel Sannio, in Irpinia, nel Casertano, nel Cilento e nelle zone del basso Lazio, dell’Abruzzo, della Basilicata, della Calabria, del Molise e della Puglia, ovvero in tutti quei territori che costituivano il Regno delle Due Sicilie, al di qua del faro di Messina, laddove la lingua nazionale era appunto il napolitano mentre al di la del faro la lingua era il siciliano. Proprio questa sera, Alberto Angela dedicherà una puntata a Napoli e al Regno delle Due Sicilie. Durante il programma televisivo “Ulisse, il piacere della scoperta”, in onda su Rai3 alle 21,05, sarà approfondito un capitolo di storia dell’Italia preunitaria poco conosciuto. Tra tutti gli stati della penisola infatti quello delle Due Sicilie era di gran lunga il più esteso, il più ricco e il più popolato. Quasi 10 milioni di persone, vale a dire, un abitante su tre in Italia viveva sotto l’egida dei Borbone. E Napoli era il cuore di questo regno, era la città più grande d’Europa, dopo Parigi, era meta dei più noti artisti, studiosi e viaggiatori del tempo