Il futuro dell’informazione, Luciano Fontana illumina gli studenti di Area C LAB

La passione per il giornalismo, per Luciano Fontana, inizia da giovanissimo quando, ancora studente liceale, inizia a leggere settimanalmente Panorama e L’Espresso; dopo lo studio e la formazione, l’inizio della carriera come corrispondente dell’Ansa, il passaggio a L’Unità ed infine l’arrivo al Corriere della Sera di cui nel 2015 acquisisce la direzione.

Una lezione illuminante quella tenuta lo scorso 29 aprile da Fontana, proficua non solo per i giovani studenti che hanno partecipato al progetto Area C LAB, ma anche per coloro che si interessano di informazione. Il direttore ha dato inizio al suo intervento puntando l’attenzione sulla crisi della carta stampata, sul radicale cambiamento del sistema e sulla distinzione tra giornalismo tradizionale e quello digitale. L’informazione oggi si muove su due mondi diversi che viaggiano su universi paralleli: un linguaggio, quello della carta stampata, contro una molteplicità di linguaggi, quelli che interagiscono nel web. L’utilizzo di multipiattaforme dalle quali produrre ed attingere contenuti e la proliferazione di fonti alternative, determinano la necessità di difendersi da tutto ciò che il web sottintende; il rischio dell’abbassamento della qualità delle notizie è determinato dall’enorme facilità di accesso di ogni utente alla rete e dalle nuove pratiche di produzione e di fruizione portate dai social media. Facebook e Twitter sono diventati la porta di ingresso alle news, ma quello che arriva dai social è davvero informazione? Solo una esigua parte lo è, sostiene Fontana; le notizie giungono in anticipo ed in fretta, pertanto spesso sono difficilmente verificabili. Le procedure del Corriere seguono un iter standard che si avvale di agenzie di stampa riscontrabili ed una rete di fonti attendibili. In rete però spesso l’utente diviene informatore, trasformando l’informazione in conversazione. Il web rimbomba di fake news, di notizie esagerate, tendenziose, urlate e cariche di insulti. Su Facebook non si fa informazione, si comunica tra “amici”, tra persone che si ritengono simili e che si trasmettono lo stesso pensiero.

La normalizzazione dell’uso delle tecnologie digitali ha rappresentato un elemento di forte democratizzazione dell’accesso alla comunicazione; i social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno diritto di parola a chiunque, anche a chi, altrimenti, potrebbe averla soltanto dentro i bar. Il giornale è qualcosa di diverso, non devi acquistarlo perché rispecchia il tuo pensiero, ma perché ti possa offrire qualcosa in più, nuovi spunti, nuove considerazioni e nuove prospettive in vista della formazione di un giudizio consapevole. E’ dalla contaminazione e dalla differenza che si determina la crescita. La rivoluzione digitale ha cambiato la professione del giornalista. Velocità e fretta sono elementi pressanti che impongono un progetto di riorganizzazione e riconfigurazione del lavoro redazionale. Prima si lavorava ad un giornale, ora si lavora per tanti giornali distribuiti nell’arco dell’intera giornata. La moderna tecnologia ci consente di conoscere quali siano le preferenze dei nostri lettori e a quale ora del giorno si soffermino su ognuna di esse. “Sul mio giornale pretendo che ogni giorno, su ogni pagina, ci sia una notizia originale”, ha affermato Fontana; “la sua salvezza dipende dalla scelta delle notizie, dalla selezione delle fonti, dai dovuti riscontri e dall’equilibrio dei commenti”.

L’incontro con il direttore del Corriere della Sera si è concluso con un dibattito; gli studenti hanno posto domande attinenti i temi trattati. Sull’opportunità di intraprendere la strada del giornalismo, ai giovani Fontana ha consigliato di seguire le loro inclinazioni, ma di accompagnare alla passione e all’entusiasmo uno studio rigoroso per una completa ed efficace formazione.