“Ho ammazzato io Sarah Scazzi”, zio Michele tra 1 mese fuori dal carcere

A metà del prossimo mese di marzo compirà 70 anni e il compleanno dovrebbe festeggiarlo fuori dal carcere di Lecce. Per quella data, infatti, Michele Misseri avrà finito di scontare la sua pena a otto anni per l’occultamento del cadavere di sua nipote Sarah Scazzi, la 15enne scomparsa nell’agosto del 2010 ad Avetrana (Taranto), uccisa e gettata in un pozzo dove venne poi ritrovato il corpo. Gli sconti ottenuti grazie alla buona condotta gli hanno ridotto la pena di poco più di un anno. Il 6 ottobre 2010 “Zio Michele” confessò al pm Mariano Buccoliero di aver ucciso la nipote, indicando anche la località in cui si trovava il pozzo nel quale aveva gettato il corpo. Nove giorni dopo, però, ritrattò la confessione finendo con il coinvolgere la figlia Sabrina. Michele, in seguito, ritrattò ancora addebitandosi l’uccisione della nipote 15enne, ma non è mai stato ritenuto il colpevole. La sua permanenza in carcere è stata accorciata per buona condotta e per gli sconti applicati in ossequio alla legge «svuota carceri». Continuano a restare in carcere, a Taranto, sua moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri le quali stanno scontando l’ergastolo dopo la sentenza definitiva perché ritenute colpevoli di aver ucciso Sarah. A ridurre la detenzione nella cella del carcere di Lecce a Michele Misseri hanno contribuito anche le condizioni precarie della reclusione incluse, a suo tempo, nel reclamo presentato dall’avvocato La Tanza il 14 ottobre del 2022. Nell’ordinanza del giudice di sorveglianza era scritto che il detenuto «lamenta l’inumanità delle condizioni della detenzione nel periodo dal 9 marzo 2017 al 14 ottobre 2022. Il condannato assume che, in tale periodo, è stato detenuto in cella in cui: non vi erano 3 metri quadrati a disposizione per ciascun detenuto e non vi era l’acqua calda nei bagni né era presente la doccia». Dopo le verifiche il giudice concluse che «la doglianza è fondata per 991 giorni, che la superficie libera per ogni detenuto è stata di 2.66 metri quadrati, condizioni lesive dei principi della convenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha anche dovuto soffrire la mancanza di acqua calda e docce nella cella». In ragione di tutto ciò il magistrato accolse il reclamo e liquidò a Michele Misseri 472 euro a titolo di ristoro monetario. Intanto, in carcere, zio Michele aveva conseguito il titolo di licenza media. corriere.it