Grecia, Ottaviani: “I comuni rischiano il fallimento”

[one_third]Ottaviani[/one_third] “I dati che stiamo acquisendo in questi giorni – ha dichiarato il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani – sono assolutamente drammatici e il Governo non può arrivare al pareggio pensando di mandare in default oltre la metà dei Comuni italiani. Ci stiamo confrontando, in queste ore, con i sindaci dei Municipi maggiormente rappresentativi, soprattutto i capoluoghi di provincia e le città metropolitane, e nella quasi totalità dei casi vi è la convinzione che il termine del 31 luglio non potrà essere rispettato per far quadrare i conti, dopo il taglio dei trasferimenti dal Governo e dalle Regioni a favore, anzi in danno, dei Comuni. Per fare un esempio di quel che sta avvenendo, il Comune di Frosinone nel 2015 passa da un bilancio di 55 milioni di euro, come avvenuto nel 2014, a quello di 48 milioni di euro, a seguito del minore trasferimento finanziario di 5 milioni di euro da parte della Regione e di 2 milioni di euro da parte dello Stato. In altri termini, pur essendo rimasto invariato il numero dei cittadini, il Comune di Frosinone erogherà servizi inferiori del 15 %, sotto il punto di vista quantitativo, rispetto all’anno precedente, a causa delle decisioni adottate da Palazzo Chigi e dalla Pisana. A ciò si aggiunga che la nostra Amministrazione sta ripianando debiti lasciati dal passato per circa 50 milioni di euro, spalmati in 10 anni, tanto da aver corrisposto già 30 milioni di euro con un mutuo alla Cassa Depositi e Prestiti, per pagare creditori e fornitori, fino ad arrivare, il mese scorso, ad impegnare ulteriori risorse per 27 milioni di euro in trent’anni, per residui passivi accumulati nella gestione degli ultimi vent’anni. Altre città come Napoli e Catania, che hanno scelto, come Frosinone, insieme ad altri 80 Comuni italiani, il ripianamento decennale dei debiti, non hanno predisposto neppure la bozza di bilancio, preferendo far finta che il problema possa essere risolto fuori tempo massimo. Nel Lazio, Viterbo e Rieti si trovano nelle stesse condizioni di criticità, per cui si avverte la sensazione di estrema solitudine istituzionale, mentre si assiste all’ennesimo gioco del passaggio del cerino, per trasferire le grandi tensioni sociali del Paese, da Palazzo Chigi, fortino inespugnabile, alle fragili porte dei sindaci. In queste condizioni, però, non è accettabile la solita litania di alcuni amministratori disfattisti che intendono far ricorso immediato, in mezza Italia, alla dichiarazione di dissesto, inserendo il pilota automatico e lavandosi le mani in modo pilatesco, come se il fallimento dei bilanci riguardasse i marziani o gli astronauti dell’Apollo 11. Del resto, il mantenimento di tutti i livelli di qualità e quantità dei servizi sociali, in assenza di finanziamento statale e regionale, genera il risultato di una insostenibile guerra tra poveri. Se oggi il servizio scuolabus del Comune di Frosinone comporta un esborso per le casse comunali di circa 3800 euro a bambino per 160 utenti, o viene aumentata la quota a carico delle famiglie, o si è costretti a chiudere un altro servizio sociale. Il Governo chiarisca entro i prossimi 10 giorni cosa intenda fare per far quadrare i nostri conti, e non soltanto quelli del Comune di Roma, che ha ricevuto di recente un altro sostegno straordinario di 800 milioni di euro, oppure i sindaci dei Comuni più grandi saranno costretti a forme civili di protesta istituzionale, non escludendo la strada del commissariamento ad acta, in almeno la metà dei Comuni italiani, per impossibilità di chiusura dei bilanci. Procederemo nelle prossime ore a formalizzare la proposta di un bilancio tecnico provvisorio, in attesa della indispensabile proroga e degli ancor più necessari trasferimenti statali, che dovranno essere comunicati prima del 31 luglio, altrimenti il Ministero degli Interni (e dunque il Governo) esaurirà in una sola giornata la lista degli idonei a ricoprire l’incarico di Commissario ad acta per l’approvazione dei bilanci degli 8.300 Comuni italiani. Naturalmente ad eccezione della solita Roma Capitale”.