Gli tolgono la figlia, in Ciociaria insegnante chiede giustizia “Sono disperato”

di Massimo Mangiapelo

Sono ormai dieci mesi che gli hanno portato via la figlia. Ma questo ormai non fa più notizia. Ne abbiamo ampiamente parlato in varie occasioni.

Ma Fabrizio Toti, insegnante di Tecchiena, non si dà pace. Tanto è vero che alcuni giorni fa, all’apertura della seduta del consiglio comunale di Alatri, ha inscenato una accalorata protesta rivolta a tutti (ma proprio tutti) i rappresentanti dell’assise cittadina. «A parte qualche pacca sulla spalla – ha commentato – nessuno ha fatto nulla per risolvere questa situazione o almeno per darmi delle risposte soddisfacenti».

Dicevamo una protesta concitata in cui Toti veniva tenuto a bada dagli agenti della polizia locale. Toni forti ed un comportamento accalorato. Ma mi domando: quale essere umano sarebbe capace di stare buono e calmo quando si vede portare via una figlia?

Ma non è questo il punto. La protesta ci sta tutta ed è lecita. Quello che non è comprensibile è non riuscire a sapere per quale motivo il Tribunale dei Minori non si sia ancora pronunciato, dopo una decina di solleciti da parte dell’avvocato dell’uomo, in merito alla sorte della bambina.

Non solo. Il servizio di assistenza sociale del Comune di Alatri ha richiesto, circa un mese fa, lo stato di semi-autonomia per la bambina e sua madre, richiesta sollecitata anche alcuni giorni orsono. Questo atto permetterebbe alle due di passare da una struttura protetta e segreta ad un appartamento, con una vita un po’ più normale, con la possibilità di utilizzo di telefonino e computer, di visite da parte delle amiche della tredicenne, che non vede ormai da quasi un anno.

«Ho seguito tutte le indicazioni che mi sono state richieste – ci dice Toti – compresi gli incontri settimanali per quattro mesi con gli psicologi della Asl. Ho fatto due test psichiatrici della personalità ad Alatri. Sono risultato una persona normale, senza disturbi di carattere psicologico. Per quanto riguarda la denuncia penale che ha portato a tutta questa situazione, il mio avvocato ha già presentato richiesta di archiviazione. Cosa altro serve affinché mia figlia possa vivere una vita normale come tutte le sue coetanee? Io ho dato la mia disponibilità ad incontrarla almeno settimanalmente, alla presenza delle assistenti sociali. Ma dal Tribunale dei Minori non arrivano risposte».

Ci auguriamo che questo padre (ma anche la sorella della bambina) possa al più presto avere delle risposte certe. Non è possibile che la lentezza della Giustizia in Italia causi ulteriore dolore laddove il dolore è già di casa.