Geopolitica del nuovo mondo, “Niente Europa solo gli americani possono raggiungere tregua”

“Raramente la ragione governa   gli interessi tra Stati. Tuttavia può essere un buon punto di partenza.” La razionalità come  bussola e strumento analitico unico per demistificare le narrazioni di un’epoca orfana del senso della Storia e incline a raccontare le proprie vicende collettive, mescolandole  ai colori abbaglianti della propaganda. Si tratta di un esercizio originale di nutriente  e profonda essenzialità nel commento di cruente tensioni tra potenze che contrassegna le analisi di uno dei maggiori studiosi del mondo contemporaneo e delle gigantesche sfide che lo attraversano. Lucio Caracciolo, direttore di Limes, massimo esperto  del reticolo di rapporti e interessi in cui é costretto il Pianeta, denuncia gli eccessi  della schiuma informativa, mette in guardia contro le lenti deformanti dell’ ideologia e, nel corso dell’evento romano L’Ordine del Caos”. Geopolitica del nuovo mondo” all’Open Space del Consiglio Nazionale degli ingegneri, (Via XX settembre 5, Roma),  guida pazientemente  gli invitati sulla via  di raffinate ponderatezze, esempi d’equilibrio, conoscenza e misura, in un presente sin troppo incandescente. “Se noi guardiamo ai conflitti bellici diffusi nel mondo- spiega a chi indugia troppo tra i timori e i tremori millenaristici di una catastrofe assicurata-ci accorgiamo che sono essenzialmente concentrati in aree africane, mediorientali,  adriatico-meridionali, con una drammatica appendice europea in Ucraina. Dobbiamo evitare di cadere in una visione deterministica ed apocalittica secondo cui ci troviamo di fronte ad un piano inclinato che ci condurrà inevitabilmente  al disastro”. A proposito del presidente Tycoon, per molti nuovo modello  d’eccentrico Leviatano, per altri ircocervo indecifrabile dalle sparate bizzarre, il giornalista nota: “alla domanda ad un assistente di Trump, su quale fosse lo scopo delle roboanti dichiarazioni prima lanciate e poi ritirate, la risposta è stata semplice, “facciamo del poker strategico” ossia proviamo a coprire le carte, finché non sarà inevitabile svelarle. E quando accadrà, le condizioni per cui queste ultime non siano del tutto negative ci sono”. Incalzato dalla platea sull’ incidenza del Pontificato di Bergoglio sulle crisi belliche in corso, il padre di Limes è netto: “nel corso della Storia i Papi sono stati degli attori geopoltici formidabili, il contributo di Francesco, a voler essere gentili, non è andato oltre la dimensione umanitaria, nella fase finale, con la missione del Cardinale Zuppi senza sostanziali contributi negoziali”. Quando accenna alla dolorosa verità delle parole di Vance che invita “gli europei a non cercare nemici in Russia e in Cina ma nella stessa Europa e giudica questo continente erroneamente convinto di essere la culla della democrazia, il capolavoro di realismo è al completo: “oggi abbiamo l’ Unione Europea che non è uno Stato e quindi non può essere democratico, inoltre i nostri parlamenti spesso si limitano a ratificare decreti. Siamo alla crisi del prestigio e delle istituzioni democratiche. Non si tratta solo di una questione di voto e di astensione”. E mentre Roma s’appresta a governare la sua incipiente notte carica di luce, le ronzanti minuzie quotidiane sembrano annullarsi, sotto un cielo “di responsabilità e fuochi fatui”. 

Redazione Digital