Gatti trasportati negli zainetti, “Stressante per gli animali e destabilizzante”

Sul red carpet di «Argylle — La super spia» si è fatto notare a fianco di Claudia Schiffer. In uno zainetto, dal quale si intravedevano solo i suoi occhioni gialli (ma non la sua coda). Parliamo di Chip, il gatto della top model tedesca, 53 anni, a Londra per la première mondiale del nuovo film di suo marito Matthew Vaughn (dove interpreta il felino Alfie, il micio di uno dei protagonisti, la scrittrice Elly Conway). Non è la prima volta che Chip fa parlare di sé: ha all’attivo, infatti, diversi servizi fotografici, un libro illustrato e una pagina Instagram con migliaia di follower, al pari di Choupette, la gattina di Karl Lagerfeld, il celebre stilista scomparso nel 2019. Cosa avrà pensato dentro quel trasportino? «I gatti sono animali abitudinari e territoriali. Certo, va valutato il comportamento del singolo e non basta osservare solo una fotografia», spiega al Corriere della SeraNicoletta Lucherini, consulente felina dell’Ente nazionale protezione animali. In linea generale, però, «voglio ricordare che trovarsi in un ambiente diverso può stimolare la loro curiosità, come nel caso di un viaggio. È, però, importante non spostarli troppo e abituarli, nel caso, sin da piccoli, ai nuovi territori per limitare al massimo il distacco». Ad esempio, «nel caso di una vacanza di pochi giorni è meglio chiamare una persona a casa che si occupi del nostro gatto piuttosto che fargli affrontare un viaggio. E ancora, «il gattino va abituato ad andare in automobile all’inizio per dei brevi tratti e non solo per andare dal veterinario, per non far associare i due ambienti». Nel caso dei trasportini, chiarisce Lucherini, «devono essere stabili, e non dondolanti, e sicuri. Se i gatti sfuggono, presi dalla paura, possono essere difficili da recuperare. Anche qui, serve che i felini si abituino a entrarci, senza stress, non solo nel momento in cui serviranno per il trasporto. In alcuni casi, per far sentire il gatto più protetto, il trasportino può essere coperto con un telo. Ricordiamoci — sempre — che trasportini e zainetti devono essere utilizzati dai proprietari non come accessori da mostrare o oggetti alla moda». Portare i gatti nel trasportino «è assolutamente sconsigliato e destabilizzante, non solo per lo stress comportamentale e fisico, ma anche per la muscolatura e le articolazioni dei nostri animali», spiega Meir Levy, medico veterinario dell’Enpa. «Un gatto per stare bene deve stare in un ambiente che conosce: in uno zaino, oltre alle oscillazioni a cui è soggetto (come i passi del suo propietario), non ha la possibilità di attuare la sua arma migliore: come si dice, lotta o fuga (fight o flight), quando si sente minacciato. Trovo sinceramente quella della foto una provocazione. Non solo: mentre il corpo del gatto è al buio, la sua testa è esposta alla luce e a infiniti stimoli, come le persone in passerella». La vita dei nostri gatti «potrebbe essere molto più ricca e dinamica di quella a cui li abituiamo all’interno delle quattro mura domestiche. Anche se le città non sono costruite a misura di gatto, ci sono numerosi felini che escono con la pettorina — uno strumento che li veste, che devono iniziare a conoscere in casa, mentre giocano, per prendere confidenza — e il guinzaglio per la passeggiata quotidiana: una volta che li abituiamo, non dobbiamo però abbandonare questa pratica ma darle continuità. Il tema dell’abitudine, insomma, è fondamentale sin da giovani, quando arrivano a casa», spiega Sabrina Giussani, veterinario comportamentalista ENVF (Ecole Nationale Française). Nel caso del trasportino/zainetto della fotografia «deve essere usato in modo graduale e acquistato sempre della misura adatta, meglio se chiuso. Il gatto in questione, uno Scottish Fold, nell’immagine è perplesso ma non spaventato : avrebbe la pupilla dilatata e sarebbe accucciato», sottolinea, ricordando come la partecipazione al film lo ha reso più confidente rispetto ad altri. Un consiglio? «Non dare mai nulla per scontato, ma imparare a osservare i comportamenti dei nostri animali, capendo cosa piacerebbe loro fare e non invece quello che piace fare a noi». corriere.it