Fumone, gli auguri di Lucia De Carolis e la nascita di una visione comune

di Lucia De Carolis

Il desiderio nella mancanza. La nascita di una visione comune

Un sommesso vociare questa sera in chiesa per salutare l’anno vecchio e abbracciare finalmente quello nuovo.  Sono addirittura presenti due bambini, è un fatto singolare nella piccola comunità di Fumone Centro, e in Romagna, se si vuol essere scaramantici, una vecchia tradizione l’avrebbe letto come un buon auspicio: incontrare un bambino, entrando nel nuovo anno, garantiva felicità e prosperità.

C’è speranza sì, ma si va cauti con gli auguri; la paura vive ancora le nostre case e traspare sui nostri volti, come sui messaggi Whatsapp che inoltriamo. La scienza ha fatto passi da gigante e abbiamo ora un vaccino ma, come una belva in trappola, potrebbe ancora “la sua coda trascinare giù un terzo delle stelle del cielo e precipitarle sulla terra”: altri nonni potrebbero lasciarci, altri padri perdere il lavoro, l’Altro, il fratello l’amico il vicino il collega, potrebbe per qualche tempo ancora essere vissuto come il nemico da allontanare per resistere al sicuro.

Come negarlo, non è certo stato un anno facile questo venti venti, abbiamo sperimentato la mancanza di tutto ciò che avevamo conquistato o semplicemente dato per scontato. Eppure noi siamo nella mancanza, ed è dalla mancanza che nasce il desiderio. C’è qualcosa che mi sfugge. Attendo. Le persone stanno lentamente defluendo all’esterno, le voci si spengono. Resto sola nel silenzio della Collegiata, dinnanzi a me l’Icona della Madre di Dio: è una Panaghia Strastnaia, la Madre della Passione. Il tema iconografico sottolinea la partecipazione della Vergine alla passione di Gesù. La figura di Maria, su fondo oro, è rappresentata a mezzo busto e col braccio sinistro sorregge il suo Bambino.

Ha paura il piccolo Gesù, nel movimento della corsa la gamba destra si incrocia sotto la sinistra e un calzare, slacciandosi, gli sfugge dal piede: ha appena appreso il suo destino dagli arcangeli Michele e Gabriele, con il capo ancora rivolto verso la visione di dolore e terrore, causata dagli strumenti della sua Passione recati dagli Arcangeli, si stringe al seno della Madre, si aggrappa con le sue manine alla mano di Lei, quasi a implorare soccorso.

Lei sa tutto, comprende l’angoscia del Figlio, lo accoglie e lo sostiene. Gli occhi della Madre sono tristi e dilatati, come pieni di lacrime. Non sono rivolti al Bambino ma ci guardano compassionevoli e in atteggiamento di offerta. Appare così come la Madre del Redentore e nostra, Madre di Cristo e Madre di Dio, nello splendore della Sua regalità e nella pienezza della missione di Corredentrice.

Raccolta in meditazione dinnanzi a questa immagine mi vien facile trovare riparo e conforto tra le Sue braccia, comprendo la storia e mi faccio raggiungere da quello sguardo, mi faccio guardare in volto. E capisco la mia fragilità, e capisco che non è più solo mia, è fragilità di ciascuno; patita, sofferta ma condivisa, senza spazio alcuno per deliri di onnipotenza.

La pandemia ci ha uniti nella mancanza ed ha fatto sorgere il desiderio di una visione comune, un mondo più equo, a nostra misura. Abbiamo scoperto che un desiderio può essere condiviso da molti ed è possibile un progetto comune. Nessuno può farcela da solo. “Ed un pensiero le passa per la testa”, cantava Vasco Rossi,“Forse davvero non è stato poi tutto sbagliato”, forse qualcosa si può e si deve salvare.

Auguriamoci quindi un Felice 2021, senza paura!