Frosinone, Fiume Cosa tutto fermo il progetto del Parco resta un sogno

Sulla realizzazione del Parco del Fiume Cosa a Frosinone, attraverso il piano del Recovery Fund, si registra un preoccupante silenzio. Qualche mese fa posi all’attenzione della giunta Ottaviani la necessità di inserire questo obiettivo tra le opere finanziabili dai fondi europei. Il sindaco si disse pronto a far sua questa proposta e a lavorare per la realizzazione di questo sogno che la città si porta dietro da almeno 30 anni.

Angelo Pizzutelli

Ad oggi, però, non registriamo alcun passo in avanti e su quest’opera, al contrario di quanto sta avvenendo per il raddoppio dell’ospedale Spaziani (altra opera indispensabile), è sceso un silenzio niente affatto rassicurante. Sono qui, quindi, a sollecitare una risposta in merito dal primo cittadino inerente la realizzazione del parco del fiume Cosa. Per cercare di ottenere i fondi, occorre un progetto, anche di massima, con le opere da eseguire ed anche con un calcolo dei costi da sostenere. Tutto ciò è stato fatto? L’impressione è che poco si sia fatto (ci piacerebbe essere smentiti) e che questa amministrazione, al di là dei buoni intendimenti, non creda fino in fondo nella fattibilità del parco del Fiume Cosa.

In questi anni la valorizzazione e la fruibilità di alcune zone lungo le sponde del fiume che attraversa la città è stata fatta e realizzata unicamente da cittadini volenterosi e da diverse associazioni che operano nel capoluogo. Loro, solo loro, hanno dimostrato con i fatti di voler far vivere questi luoghi naturalistici che attraversano la città. In particolare il Laboratorio Scalo di Anselmo Pizzutelli, da sempre si è fatto portavoce dell’esigenza di valorizzare questo patrimonio naturalistico che dalla stazione arriva oltre De Matthaeis unendo la parte orientale a quella occidentale. Ma anche altre associazioni hanno fatto rivivere in questi anni la località Lo Schioppo dove diversi cittadini amano recarsi per una passeggiata in un contesto naturalistico di tutto rispetto.

Quest’anno, grazie alla loro incessante operatività, il sentiero che porta alle cascate è stato allargato e sono state piantate anche alcune specie arboree lungo il percorso. Ma la buona volontà e l’energia di questi cittadini da soli non possono bastare senza un progetto più ampio che possa collegare i vari tratti e zone del fiume in un unico grande parco. Tra l’altro le recenti scoperte archeologiche di un complesso termale in via San Giuseppe sulle sponde del fiume renderebbe ancora più interessante un percorso che unisca natura e storia in un unico contesto.

Il costo maggiore riguarda la messa in sicurezza delle sponde. Poi creare un percorso pedonale e ciclabile, realizzare qualche infrastruttura funzionale tipo panchine e pubblica illuminazione non comporta né progetti faraonici né quantitativi di spesa insostenibili. L’aspetto più complicato è appunto la riqualificazione spondale del fiume. Se mai si inizia fattivamente mai si potra’ pero’raggiungere l’obiettivo. Questa amministrazione, però, ha davvero la forza e la voglia di portare avanti questa battaglia?