Fortificazioni in Ciociaria, ecco la cinta muraria di Anagni

di Deborah Panichi

Anagni è posizionata in modo dominante sulla vallata del fiume Sacco: questa posizione strategica, nei tempi antichi, le ha consentito di mantenere il controllo delle vie di comunicazione e scambio, soprattutto verso le zone interne dell’odierno Lazio; inoltre la vallata ha rivestito un ruolo molto importante infatti, essendo fertile, ha consentito un buono sviluppo agricolo. A tal proposito una piccola curiosità: la primissima legge agraria romana riguardò proprio la divisione delle terre della zona ernica, la Lex Cassia agraria del 486 a.C. proposta dall’omonimo console Spurio Crasso e che portò, tra l’altro, ad una grande protesta nonché alla condanna a morte dello stesso ideatore della legge. Tornando ad Anagnia, esso fu il maggiore dei centri ernici e fu a capo della famosa rivolta contro Roma del 306 a.C.; la città, sconfitta, subì pesanti conseguenze, essa sparì dalle fonti, cadde in un vero e proprio oblio segno della perdita di importanza e del declino successivo alla sconfitta; nel periodo degli Antonini e dei Severi (96-218 d.C.), è probabile, che fosse sede di una proprietà imperiale, forse una grande domus.
Le mura che cingevano e proteggevano il cuore della città oggi sono ben conservate, di perimetro maggiore rispetto alle originali, vennero probabilmente edificate intorno al IV secolo a.C. con la tecnica dell’opera quadrata: le mura erano composte da grandi blocchi squadrati di travertino posti senza leganti, cementi o malte; la scelta del travertino per la costruzione delle mura deriva, probabilmente, dal fatto che la zona aveva delle grandi cave del materiale nelle immediate vicinanze.
Come detto la cinta originaria doveva essere molto più contenuta rispetto all’attuale e questo è facilmente intuibile dalle sepolture che sono state ritrovate intra-moeni, pratica vietata in epoca antica ed è quindi probabile che le tombe fossero poste oltre il primo circuito difensivo e successivamente inglobate all’interno delle stesse durante uno dei rifacimenti ed ampliamenti. Oltre all’opera quadrata si scorgono alcune parti in opera reticolata, rifacimenti di epoca augustea (o sillana); la cinta venne rielaborata con aggiunte e restauri in epoca tardo antica e medioevale. Il grande restauro del Cinquecento fu molto importante infatti vide la costruzione della Porta Santa Maria, la porta ad est; della Porta San Francesco a sud; più  antica la Porta Cerere, chiamata così forse perché nelle immediate vicinanze sorgeva un antico tempio dedicato all’omonima divinità, oggi rimpiazzata da una nuova porta eretta in epoca moderna; delle altre due porte, la Tufuli e della San Nicola, rimane ben poco.
Oggi, tra i punti più noti della “”cinta muraria e anche più suggestivi, c’è la parte detta gli Arcazzi, dove si innalzano archi ciechi a tutto sesto con tre pilasti; la funzione di questi archi era quella di sostruire parte della città, oltre a quella di difenderla.  Le mura di Anagni sono legate ad un importante episodio storico e di antica fama denominato “lo schiaffo di Anagni”. Il Papa Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, nel 1303 si trovava all’interno delle mura cittadine, nella Cattedrale, le porte della cinta vennero, sembra volutamente, lasciate aperte per permettere il passaggio di Giacomo Sciarra Colonna, aristocratico romano la cui famiglia aveva subito dal papa la distruzione della loro roccaforte di Palestrina, e di Nogaret, dalla parte di Filippo IV, re francese che si era rifiutato di sottomettersi a Bonifacio VIII; i due, con i loro eserciti imprigionarono il papa, da qui il nome “schiaffo”, le fonti non sono concordi nel raccontare se lo “schiaffo fu solo morale o anche materiale.
Nel frusinate anche altre mura si ergevano possenti a difesa degli insediamenti: le mura di Atina, Cassino, Sora, Arpino, solo per citarne alcune. Ad Arpino, in origine centro volscio, nacque il celebre oratore Cicerone, le mura, di antichissima datazione, forse fin prima della conquista romana, cingevano per 3 km di mura della città; Atina aveva una cinta di ben 6 km, tra le più estese della zona. L’ insediamento ha restituito frequentazioni di epoca preistorica e la sua cinta venne edificata nel IV secolo a.C. anche se alcuni indizi lascerebbero presumere che potrebbero esserci state mura già dal VI a.C.. Al termine di questo breve viaggio tra le mura possiamo dire che le città della zona del frusinate sono ricche di cinte murarie ai cui piedi sono passate persone e personaggi storici più o meno noti e che oggi accompagnano la vita delle persone tutti i giorni, e noi, forse con troppa noncuranza, vi camminiamo accanto senza neanche notarle.