Fondazione Mastroianni, Paolo Gobbi al Castello di Ladislao

[one_third][/one_third] Paolo Gobbi espone al Castello di Ladislao. ‘Opere 06-18 Piccolo infinito quotidiano’ sarà visitabile presso la Fondazione Umberto Mastroianni. L’inaugurazione si terrà il prossimo 28 aprile alle 18 ad Arpino, in piazza Cadudi dell’Aria. La rassegna è a cura di Maurizio Coccia e Loredana Rea. Per informazioni contattare 0776848105 oppure consultare il sito www.fondazionemastroianni.it

Paolo Gobbi è nato a San Severino Marche nel 1959. Si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Macerata dove insegna dal 1998. Nel decennio precedente ha svolto attività didattica anche nelle Accademie di Lecce Milano Sassari e Urbino. Dalla fine degli anni Ottanta ad oggi ha esposto in numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero.

La pittura, nelle sue declinazioni più ampie, costituisce la centralità della ricerca artistica di Gobbi: una pittura che non si isola in una “citazione” anacronistica del passato ma che accetta un costante confronto con le istanze sperimentali della contemporaneità. Pertanto, con rigore progettuale, l’autore ha realizzato, soprattutto nel decennio 1996-2006, molteplici esperienze visive ampliando l’azione della pittura dal suo confine bidimensionale verso una espansione-installazione nello spazio architettonico. La rigorosa ricerca formale prosegue tutt’ora connotando il lavoro di Gobbi: anche se a prima vista le sue opere sembrano solo frammenti di forme, o minimali linee, queste continuano ad essere il riflesso della “complessità dell’essere e la difficoltà dell’esistere” che caratterizzano la vita creativa dell’artista. Spesso, le composizioni che invadono le superfici sono realizzate su supporti in metallo che viene “ferito” con reticoli di segni incisi direttamente sopra di esso. A volte, isometrie incoerenti, alludono a spazialità architettoniche irreali o a grovigli quasi zoomorfi galleggianti in spazi indefiniti: instabili serragli non abbandonati, però, ad un misero destino, bensì sospesi in una realtà ancora da definire, o da scoprire o da reinterpretare.