Festa della donna, marito minacciato con la motosega e costretto a dormire in soffitta

Ha finito per denunciarla soltanto quando si è fidato dei poliziotti che gli avevano assicurato che non avrebbe perso il figlio di 12 anni. E così un pensionato di 70 anni, romano, con seri problemi di salute, si è convinto a denunciare l’ex compagna, una donna peruviana di 57, che per molto tempo lo ha vessato, minacciato e maltrattato nella casa di lui a Monteverde. Una serie di violenze psichiche e fisiche, una storia al contrario rispetto al solito, alla quale ha posto fine il gip che ha ordinato alla donna di allontanarsi dalla casa e dal figlio. Un divieto di avvicinamento che in caso di trasgressione potrebbe trasformarsi in arresto.

«Non l’ho mai denunciata per paura». Sì, perché gli agenti del commissariato Monteverde sono intervenuti molte volte di recente per sedare liti fra i due conviventi, ma soprattutto per difendere lui da lei. «Non reagisco, non me ne vado e non la denuncio perché ho paura di non rivedere più mio figlio. Non mi daranno mai l’affidamento», spiegava il pensionato che ha sempre ceduto di fronte alle violenze della donna. E non cose da poco. A lungo il 70enne è stato costretto a dormire in soffitta dove veniva segregato dalla donna che per terrorizzarlo si presentava sotto la botola con una motosega accesa, con nel film «Non aprite quella porta». D’inverno poi i gavettoni con l’acqua gelata erano la regola, come anche le botte perché accusava il suo ex amore di non lavare bene i piatti e di lasciare le pieghe sui vestiti quando stirava. Oppure veniva costretto a ricomprare la consolle di videogame al ragazzino perché lei gliel’aveva rotta di proposito.

Insomma una vita d’inferno per il pensionato che con il passare del tempo ha anche accusato malori ed è stato affetto da varie patologie. Ma lei, senza pietà, come hanno ricostruito gli agenti del commissariato Monteverde, era arrivata d’estate ad andare in spiaggia solo con il bambino ordinando all’uomo di rimanere in macchina. Di chiedere aiuto per telefono nemmeno a parlarne: il cellulare gli è stato sequestrato e la scheda con tutti i contatti gettata nella spazzatura. Sembrava una storia alla «Fantozzi», ma dietro all’atteggiamento della donna, come hanno scoperto i poliziotti, c’era anche dell’altro. A cominciare dalla nomina ad amministratore di condominio del palazzo dove la coppia viveva e poi a quella di amministratore di sostegno del pensionato in modo da gestire tutti i suoi beni. A questo punto però il fratello del 70enne si è insospettito, ha capito che qualcosa non andava ed ha scoperto tutto, riuscendo a togliere le deleghe alla «cognata» che per questo motivo si è ulteriormente incattivita. Ma era troppo tardi perché prima è scattata la denuncia e poi è arrivato l’ordine del giudice di andare via. Il figlio dodicenne è rimasto con il padre assistito dai suoi parenti. corriere.it