Esame patente con auricolari e telecamere, il “suggeritore” nascosto in un furgone

La sua presenza negli uffici della Motorizzazione era una garanzia: bastava alzare il telefono, chiamare e il funzionario «infedele» lasciava di nascosto l’ufficio per raggiungere il «cliente» di turno e far passare per revisionati vetture e mezzi pesanti che in realtà non erano mai stati realmente controllati. Ovviamente, dietro compenso. E altrettanto redditizio era il secondo business che l’uomo aveva messo in piedi con la collaborazione di alcuni complici: truccare gli esami per la patente. È lunga la lista di reati che la Procura di Torino contesta a un funzionario della Motorizzazione di 63 anni, residente a Chianocco. Oggi (mercoledì 25 giugno) si apre il processo e l’aula si preannuncia molto affollata: oltre a lui alla sbarra ci sono altre 25 persone (difese, tra gli altri, dagli avvocati Andrea Fenoglio, Sara Franchino, Giuseppe Lombardo, Alessia Di Donato, Nicola Campagna, Gianluca Visca e Giuseppina Mauri). Svariate le contestazioni che spaziano, a seconda delle singole posizioni, dal falso alla corruzione fino all’associazione a delinquere e all’accesso abusivo ai sistemi informatici. L’indagine del primo nucleo metropolitano di Torino della guardia di finanza, coordinata dal pubblico ministero Giovanni Caspani, risale allo scorso anno quando sono state eseguite anche quattro misure cautelari nei confronti degli odierni imputati. L’inchiesta è partita dalla segnalazione di un collega di lavoro del funzionario, che aveva notato le anomale e improvvise assenze durante l’orario d’ufficio: tra il 2022 e il 2023 ne sono state contate circa un centinaio, spesso si allontanava anche più volte nello stesso giorno. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, il 63enne era molto impegnato ad accontentare i clienti esterni. A un imprenditore avrebbe garantito la revisione attestando falsamente gli avvenuti controlli tecnici di quaranta veicoli e il collaudo di almeno cinque mezzi pesanti, incassando come pagamento 50 euro a vettura e 200 euro ad autocarro. Dal titolare di una concessionaria, oltre ai soldi (si parla di circa cinque mila euro) avrebbe ottenuto auto di lusso in comodato d’usocene e pranzi per falsificare documenti che attestavano modifiche a diversi mezzi senza che fossero stati sottoposti a prova: un pullman è diventato magicamente un camper con quattro posti letto. Parallelamente, sempre per arrotondare lo stipendio, il funzionario si era alleato con un «procacciatore» e il titolare di un’agenzia di pratiche auto per truccare i quiz per la patente B e aiutare nella prova scritta gli aspiranti automobilisti che si iscrivevano all’esame. Ai futuri neopatentati (anche loro a dibattimento) era fornito un sistema di collegamento — composto da un telefono cellulare, micro-auricolari e telecamera — celato all’interno di un capo di vestiario, solitamente una felpa o un giubbotto con cappuccio. Il «suggeritore», nascosto all’interno di un furgone parcheggiato nelle vicinanze, riusciva così a vedere le domande e a fornire la risposta esatta. Per fare entrare l’attrezzatura all’interno della sede d’esame era necessaria la complicità del personale di vigilanza, che non sottoponeva ai normali controlli i candidati «segnalati». Il servizio completo costava circa 500 euro, che poi il gruppo si spartiva. Tra i reati contestati al funzionario ci sono decine e decine di accessi abusivi al sistema informatico: ne sono stati rendicontati almeno 180, ma fra i tanti ne spicca uno che gli avevano richiesto moglie e figlia «al fine di cercare chi potesse aver sottratto o ritrovato il loro cane che era stato smarrito». Episodio del quale dovranno rispondere, in concorso, anche le due donne. corriere.it