Eccidio di Isola del Liri, violenze uccisioni e un’orgia memorabile

di Alfredo Gabriele

La marcia di ritirata da Napoli delle truppe francesi, alla caduta della Repubblica Partenopea (1799), ebbe una parte di loro, circa 13-15 mila militi, che ripiegò verso il Nord percorrendo vie interne e non lungo la costa tirrenica: doveva attraversare gli Abruzzi per raggiungere Pescara, al comando del generale Varennes.

Queste truppe raggiunsero il 10 maggio Cassino, saccheggiando anche la storica Abbazia; il giorno dopo arrivarono anche ad Aquino, dove commisero violenze, e conquistarono il 12 maggio Isolaliri dove la loro marcia di ritirata subì un arresto, forse per loro imprevisto. In questa cittadina fluviale, difesa da ponti levatoi, la resistenza e gli ostacoli frapposti dai cittadini cedettero poi anche al numero dei militi in ritirata ed alle loro armi, dopo un combattimento di circa cinque ore.

La corrispondenza, tra i generali francesi, di recente pubblicata informa che, anche se i ponti levatoi erano stati alzati, “ce passage fu forcé par la division de general Oliver, le paysans passè au fil de’épé et la ville d’Isole incendié”. Gli storici locali hanno lasciato ai posteri un elenco di uccisi, 467 uomini e 70 donne, mentre si erano tutti rifugiati all’interno della chiesa di San Lorenzo. La lettura del nome dei rifugiati e la loro atroce fine in breve tempo, fa capire che tanta calca umana all’interno di un edificio ecclesiastico deve essere stata determinata dalla ricerca di un rifugio sicuro e improvviso, suggerito da una sperabile salvezza in un luogo giudicato immune in quei tempi.

Ma i soldati francesi nessun rispetto tennero per il luogo sacro né un saccheggio di ori o tesori fu il motivo che giustificasse l’enorme spargimento di sangue: fu, dunque, la loro, una strage di persone inermi, le quali nella chiesa non potevano più nemmeno ostacolare il loro passaggio in ritirata. Espugnata la città i militari si abbandonarono “a un’orgia rimasta memorabile”.

Questa strage ancora oggi appare palesemente un’offesa compiuta per realizzare un’umiliazione ai danni di una chiesa, quale era quella parrocchiale di San Lorenzo di Isolaliri. La presenza, tra i caduti, di alcune donne e bambini, in netta minoranza però rispetto alla maggioranza dei maschi, fa capire che alle famiglie degli abitanti nell’isola si erano aggiunti altri fuggiaschi abitanti nel circondario, confermati dai singoli nomi di caduti presenti nell’indice elencato.

Anche ad Isolaliri dunque, la strage umana compiuta dentro la chiesa di San Lorenzo si verificò al solo scopo palese di ferire la sacralità di un luogo di fede ed appare come un preludio destinato a ripetersi poco dopo nell’abbazia di Casamari. Per tale motivo la strage di tante persone inermi merita di essere ricordata oggi accanto al simile eccidio compiuto a poca di stanza di luogo in questa seconda località pochi giorni dopo. La memoria storica locale si è arricchita in anni più recenti, dopo la pubblicazione, anche in Italia, dei diari e della corrispondenza del generale Girardon. Da queste memorie sappiamo che l’assalto ad Isolaliri fu compiuto dalle truppe comandate dal generale Oliver e fu l’esecuzione di ordini ricevuti dai suddetti capi militari francesi.

La città delle cascate era diventata presto centro di cruenti scontri dove erano convenuti molti del circondario, anche esponenti dell’insorgenza antifrancese e stimati dal vescovo di Sora mons. Agostino Colajanni. Il suddetto prelato della diocesi aveva in un primo tempo nominato Gaetano Mammone, mugnaio di Alatri, però abitante a Sora, capo degli insorgenti, ma poi lo esautorò venendo a conoscenza delle sue efferatezze. Subentrò a lui don Severino Vitti di Settefrati “il quale così nell’assedio della fine di aprile 1799, partecipò con la massa armata al combattimento di Isolaliri”.

Dopo la strage compiuta all’interno della chiesa di San Lorenzo, le truppe francesi ebbero via libera per proseguire nella ritirata senza la necessità di tale sterminio; ma poi nemmeno il loro percorso successivo, per la viabilità locale dell’epoca, prevedeva il passaggio per Casamari. Da Isolaliri partì egualmente un gruppo di circa venti soldati francesi (i cosiddetti “leopardi”, così indicati da un testimone oculare) alla volta di quel luogo monastico, solamente per commettere ivi il saccheggio ed un secondo eccidio, senza alcuna necessità di passarvi per la loro ritirata. Gli abitanti di Isolaliri hanno sempre conservato la memoria dell’immane strage subita dai loro antenati, facendo celebrare riti religiosi nella ricorrenza annuale del luttuoso evento. Ora si spera che la data di beatificazione dei martiri di Casamari possa servire ad ampliare maggiormente il ricordo verso i miei concittadini trucidati nella loro chiesa di san Lorenzo.