Da Roma a Veroli con la moto per giocare a pallacanestro, quando Giancarlone era “Il leone”

“Pur di giocare a Veroli, tutti i giorni Francesco De Santis partiva da Roma con la moto”. A raccontarlo è il prof. Luigi Palleschi, storico dirigente della pallacanestro giallorossa, intervistato dalla direttrice di Area C quotidiano.

Luigi Palleschi

“Ogni giorno con la sua motocicletta veniva a Veroli, si allenava e ripartiva. Estate e inverno. Sole, acqua e vento. Addirittura con la neve; una volta infatti obbligai Francesco a restare a Veroli e lo mandai a dormire in albergo. Prima di aggregarsi a noi militava nel Basket Cristo Re di Roma. Lì conobbe Giancarlo Fiorini affettuosamente ‘Giancarlone’ ma che Nello Paratore, suo allenatore all’epoca, chiamava ‘Il leone’. Giancarlo però era già un atleta affermato e fu tra i pochi verolani a farsi notare nella capitale”.

Erano gli anni ’70, un’altra Veroli ma anche un’altra Italia. Si giocava con le Converse e con i calzettoni al ginocchio. “Tra il 1977 e il 1979, io e Franco Sanità organizzammo un torneo estivo. Arrivarono la Perugina Jeans allenata da Valerio Bianchini, due squadre americane di cui una allenata da Jim McGregor alias il gitano rosso e il Banco di Roma di Nello Paratore. Veroli già allora era proiettata su un’altra dimensione, in tutta la provincia di Frosinone la nostra città era sinonimo di basket”.

Anche se in questi anni qualcosa è cambiato. “E’ calato l’entusiasmo anzi si è spento del tutto. Negli anni ’70, ’80, ’90 a Veroli l’argomento principale era la pallacanestro. Il salto dalla B alla A ha consacrato la nostra tradizione. Purtroppo non abbiamo mantenuto la squadra ad alti livelli, non serviva necessariamente la serie A. Anche una categoria inferiore. Veroli lo avrebbe meritato. Credo che il paese ancora non si sia ripreso dallo choc del 2015. La storia cestistica di Veroli andrebbe valorizzata non appena superata questa emergenza sanitaria”.

Il paese si è spopolato, mancano gente e risorse ma soprattutto i giovani. “Certo non è facile realizzare un nuovo progetto in queste condizioni. Tra gli allenatori che Veroli ha avuto sicuramente Enrico Fabbri potrebbe costruire qualcosa di concreto. E’ il suo lavoro, ha dimostrato di non essere attaccato al denaro ed è spinto dalla passione”.

Possiamo concludere che per Veroli è una tradizione, per gli altri è un’invenzione. “Esattamente, la pallacanestro”.