Da più di 300 anni in Ciociaria, albero piantato prima della costruzione della Reggia di Caserta

di Michele Santulli

Se verificato in Papuasia o nel cuore della  foresta vergine o amazzonica, tale miracolo avrebbe riscosso molta più  attenzione. A Largo Molise  si leva un albero che da circa trecento anni non ci priva del piacere della sua fioritura e della sua ombra e della sua maestosa presenza: è un platano risalente, è scritto, al momento della progettazione del Palazzo Reale di Caserta, verso la prima metà del 1700, quindi se ne calcoli la età. L’abbondanza dell’acqua nel sottosuolo ne ha favorito  la esistenza tanto che nessuno dei  fratelli di Caserta ne raggiunge le gigantesche proporzioni. Stiamo parlando del platano che ha vissuto anche una vicenda veramente unica: è la sola creatura vivente sopravvissuta all’annientamento di Cassino.

Il miracolo, di  cui abbiamo detto. In società civili tale creatura con questo inaudito  ed incomparabile significato, sarebbe stata giustamente oggetto di rispetto e di considerazione  e soprattutto di continua attenzione e devozione, e non solo per l’alta età quanto per la sua vicenda inimmaginabile. Si veda invece l’atteggiamento  delle amministrazioni comunali e principalmente degli sgangherati uffici tecnici che si sono succeduti in questa città: non sono stati in grado di comprendere il significato di tale autentico monumento naturale e civile  quindi di riservargli  un luogo  idoneo e confacente: al contrario hanno lasciato costruire a ridosso palazzoni informi e impersonali che coi loro orribili balconi quasi raggiungono il povero platano: chissà ora  quante lamentazioni per le foglie che sicuramente entrano o per i rami che incombono: mancherà poco a che il povero platano venga sacrificato! Pur essendo in gran parte ormai col tronco svuotato dagli anni  e in piedi grazie ad una parte di sola corteccia estremamente vitale, il platano ha una circonferenza virtuale  non meno di dieci metri, quindi tale da essere annoverato tra i patriarchi e i monumenti del verde nazionale! Le caratteristiche dell’albero sono tali che non solo per la sua sicurezza e incolumità  future ma anche per la sua valorizzazione e divulgazione,  giusto e soprattutto meritorio sarebbe notificarne la  esistenza all’UNESCO che immediatamente, sono certo, interverrebbe per proteggerlo e assicurarlo alle proprie cure.