Costituzione, i monarchici chiedono l’abrogazione dell’art. 139

Il presidente dell’Unione monarchica italiana, Alessandro Sacchi, si è rivolto agli uomini delle istituzioni con una lettera nella quale ha chiesto, nell’ambito delle riforme costituzionali, l’abrogazione dell’articolo 139 che stabilisce la forma repubblicana come immutabile nei secoli.
Quella sancita dall’articolo 139 è una norma antidemocratica che mina gravemente la sovranità nazione, in aperto contrasto con l’articolo 1 in cui la sovranità viene affidata al popolo. I monarchici italiani attendono dalla politica un segnale che porti l’Italia fuori dall’ambigua situazione nella quale i padri costituenti, per ragioni storiche ormai completamente superate, hanno posto il Paese. I popoli hanno il diritto di scegliere le istituzioni da cui essere governati.
La lettera è stata indirizzata al presidente della repubblica, al presidente e ai vicepresidenti del senato, al presidente e ai vicepresidenti della camera dei deputati, al presidente del consiglio dei ministri, al ministro delle riforme costituzionali, ai componenti la commissione affari costituzionali di camera e senato e ai componenti la commissione per le riforme costituzionali.
Di seguito il testo della lettera

«Nel momento in cui il Parlamento e il Governo della Repubblica Italiana pongono mano a riforme del sistema costituzionale, impensabili soltanto fino a pochi anni fa, non posso esimermi, a nome dell’Associazione che ho l’onore di presiedere, di sottoporre alla Sua attenzione una questione fondamentale: l’abrogazione dell’Art.139 della Costituzione, secondo cui “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”.
Nel 1946-1948 circostanze eccezionali suggerirono al Costituente una scelta drastica a tutela della forma repubblicana dello Stato; pertanto milioni di italiani, che avevano optato per la forma monarchica al Referendum del 2 giugno 1946, si videro costretti a divenire repubblicani per un obbligo di legge, che non solo riguardava la loro generazione, ma anche tutte le future.
Tale misura estrema, se aveva una sua ratio nella contingenza di quel momento, non può più, a mio avviso, continuare a comprimere la Sovranità popolare, pure consacrata nell’Art.1 della stessa Carta Costituzionale.
E’ comprensibile che la forma istituzionale sia un valore costituzionalmente protetto con un procedimento di revisione aggravato, ad esempio, con l’imposizione di un ulteriore, aggiuntivo passaggio alle Camere ed un obbligatorio Referendum; tuttavia il concetto di una Norma mai modificabile è divenuta inaccettabile per il senso comune attuale.
I popoli hanno il diritto di potersi scegliere le Istituzioni da cui essere governati, senza imposizioni che risalgono a quelle del passato.
La nostra non è solo una battaglia monarchica, ma lo è soprattutto di libertà.
Con i migliori saluti»