Ciliegie 18 euro al chilo, prezzo alle stelle è record in Italia

Nelle campagne pugliesi dove si fa la raccolta vengono pagate 1,80 euro, ma a Milano nei negozi di frutta costano 10 volte di più: 18 euro al chilo. Lo squilibrio tra «i prezzi da fame» riconosciuti agli agricoltori e quelli di vendita delle ciliegie Ferrovia diventa un caso. Per arrivare sugli scaffali dei negozi di vicinato e della grande distribuzione le ciliegie viaggiano su strada, con l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio quindi le spese per i produttori si sono moltiplicate e il margine di redditività diventa sempre più basso.

«La situazione è drammatica – dice il produttore Francesco Rella – Molti commercianti stanno acquistando dall’estero, a discapito delle ciliegie di produzione italiana. L’unico prodotto italiano che viene acquistato è la Ferrovia». I produttori in questo modo sono costretti a lasciare le altre tipologie sulla pianta. «Chi vende si giustifica dicendo che non può sostenere i costi dei prodotti italiani a causa dell’aumento del gasolio e del caro energia. Ma anche i produttori hanno lo stesso problema – aggiunge – . Per produrre ciliegie Ferrovia io spendo 30 centesimi al KWh, a luglio 2021 spendevo 6 centesimi. Per compensare questi costi le ciliegie dovrebbero essere pagate almeno 3 euro al chilo, invece riceviamo 1,80 euro. Se parliamo delle altre cultivar poi non superano l’euro».

In campagna un chilogrammo di ciliegie costa quanto un caffè, con gli agricoltori che preferiscono regalare le primizie agli indigenti piuttosto che raccoglierle. «Oltre al danno causato dal maltempo sulle primizie si aggiunge la beffa delle importazioni di ciliegie da Turchia, Grecia e Spagna. Tutto ciò mentre è caduta nel dimenticatoio la legge che obbliga gli esercenti ad indicare chiaramente in etichetta l’origine dei prodotti ortofrutticoli», denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, raccontando quanto sta accadendo in questi giorni a danno del comparto barese

La produzione di ciliegie è destinata esclusivamente al consumo fresco e per questa ragione devono essere mantenute integre le pezzature, la compattezza ed il sapore. Questo richiede un’accuratezza nelle fasi di coltivazione e di raccolta che le macchine non sono in grado di garantire. La selezione e la raccolta vengono quindi fatte rigorosamente a mano. La Puglia è la maggior produttrice di ciliegie in Italia, detiene, con le sue quasi 32.000 tonnellate, il 35% della produzione Made in Italy che risulta concentrata nella provincia di Bari che da sola rappresenta il 96,4% della produzione regionale.

Secondo un’analisi della Coldiretti sui dati Istat di aprile rispetto allo stesso mese dell’anno precedente i prezzi di produzione dell’industria alimentare italiana nel suo complesso sono aumentati del 14%. A far volare i prezzi è il caro energia, aggravato dalla guerra in Ucraina. «L’impatto dell’impennata dei costi per l’insieme delle aziende agricole- denuncia l’associazione di categoria – supera i 9 miliardi di euro. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio». Secondo i dati del Crea più di un’azienda agricola su 10 (11 per cento) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e circa un terzo del totale nazionale (30 per cento) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. corriere.it