“C’era una volta in America”, il capolavoro di Sergio Leone compie 40 anni

Dietro le quinte di “C’era una volta in America”, proiettato per la prima volta quarant’anni fa al Festival di Cannes, ci sono alcuni dei nomi più famosi del cinema italiano. Il progetto nacque infatti nella mente del regista Sergio Leone, che ne fece l’ultimo capitolo di una trilogia insieme a “C’era una volta il West” e “Giù la testa”. Il film fu anche il suo ultimo lavoro, dato che Leone morì solo cinque anni dopo la sua uscita. Alla direzione della fotografia ci fu il leggendario Tonino Delli Colli, mentre le famosissime musiche furono opera di Ennio Morricone.
La prima proiezione di C’era una volta in America, il 17 febbraio 1984, fu un fiasco colossale. La produzione si aspettava un film di non più di 160 minuti, ma Sergio Leone aveva in mente un altro film. Al montaggio finale la durata della pellicola era di quattro ore e mezza, 269 minuti. Nelle sale americane uscì la versione imposta dalla Warner e da Arnon Milchan di un’ora e trentaquattro, 94 minuti, montata in ordine cronologico. L’epopea che conosciamo oggi e che procede per analessi e prolessi, cioè avanti e indietro nel tempo, riproducendo i meccanismi della memoria, era stata ridotta a una gangster story qualsiasi, derubata del respiro universale che l’ha resa un simbolo della condizione umana. Alla luce di queste modifiche, Leone si rifiutò di firmare la versione americana.
Al Festival di Cannes, il 20 maggio 1984, quarant’anni fa esatti, la durata di C’era una volta in America sarebbe salita a 229 minuti, meno di quelli del primo montaggio, ma molti di più di quelli immaginati dalla Warner. Tuttavia, nonostante l’intervento ricostruttivo di Sergio Leone, molte scene erano state comunque tagliate, interi raccordi narrativi svaniti insieme alle attrici e agli attori che vi recitavano. Una su tutte: Louise Fletcher, premio Oscar per Qualcuno volò sul nido del cuculo, nel ruolo della direttrice del cimitero dove erano sepolti Patrick Goldberg, Philip Stein e Maximilian Bercovicz.

Redazione Digital