Calano le vendite di vino del Lazio, è colpa dei dazi

Il 2024 sarà un’annata da dimenticare per la filiera vinicola del Lazio. È quanto emerge dai dati pubblicati nella settima edizione del rapporto annuale Valoritalia, società esperta nel controllo qualità dei vini nazionali. Dal Lazio provengono 36 denominazione specifiche: 3 Docg (a origine controllata e garantita), 27 Doc e 6 Igt (indicazione geografica tipica). Il giro d’affari, che ruota attorno alla loro produzione di circa 1,17 milioni di ettolitri, si aggira sui 288 milioni. Delle cantine certificate da Valoritalia però il quadro è disarmante. Nell’ultimo anno sono andate perse 1,3 milioni di bottiglie, poco meno del 9%. Il peggiore in termini di performance è stato il Cannellino di Frascati Docg, che è passato da 63.372 unità ad appena 991 (meno 98,44%). Segue il Frascati Doc (- 10,97%), che ha lasciato per strada oltre 500 mila imbottigliamenti dei 4,6 milioni del 2024. Meno traumatico il crollo del Frascati Superiore Docg (- 4,42%). Condiviso con l’Umbria l’insuccesso dell’Orvieto Doc, di cui sono state chiuse 8,3 milioni di confezioni sulle 9 precedenti. Il trend negativo sembra essere continuato pure nel 2025. A incidere da gennaio la contrazione degli ordinativi provenienti dagli Usa per i dazi imposti dal presidente Donald Trump. «Il calo marcato registrato in regione è riconducibile a una combinazione di fattori di crisi già evidenti anche a livello nazionale: la diminuzione generale degli acquisti, l’incertezza legata ai dazi internazionali e l’instabilità geopolitica – spiega Giuseppe Liberatore, direttore generale Valoritalia –. Una sovrapposizione di elementi che incide negativamente anche sulla ristorazione, che rappresenta uno sbocco commerciale fondamentale. Diventa quindi essenziale individuare altri mercati di riferimento e adattarsi rapidamente alle normative. A farne le spese articoli più di nicchia come il Cannellino di Frascati, che già presentava criticità in passato e che oggi risente in modo ancora più accentuato delle turbolenze in atto. Ma resta un monito per tutta la categoria prestare la massima attenzione». C’è chi però preferisce comunque guardare avanti: «Le piccole aziende agricole dei Castelli Romani stanno dimostrando negli ultimi anni di voler credere in loro stesse – osserva Salvatore Stingo, presidente della cooperativa Capodarco di Grottaferrata, produttrice di rossi e bianchi Frascati Doc –. Hanno puntato sulla territorialità delle etichette e nonostante tutto reagiscono con resilienza anche al calo dei consumi legato al nuovo Codice della strada». corriere.it