Caffè in capsule, al primo posto Conad ed Esselunga al quarto Nespresso ecco la classifica

Come anticipato, sul podio ci sono due private label. Si tratta, in particolare, della referenza di Conad e di quella di Esselunga. Entrambe ottengono il punteggio di 73/100, che – secondo Altroconsumo – è sinonimo di ottima qualità. A differenziarle vi sono, però, due elementi. In primo luogo vi è il prezzo. Conad è un po’ più conveniente: ogni capsula costa 19 centesimi contro i 23 cents di Esselunga. In seconda battuta vi è un tema di formato: la confezione di Esselunga contiene 30 pezzi mentre quella di Conad ne ha 10. Ciò significa che la prima ha un minore impatto ambientale e si presta maggiormente a un acquisto in logica di stock. Sul secondo gradino, con 72/100, si collocano ben 4 prodotti: Lavazza Crema e Gusto, Bialetti Intenso, Vergnano Espresso Cremoso e Gimoka Classico. Quali sono gli elementi differenzianti? Di fatto si tratta soprattutto di aspetti legati al packaging, quali la completezza delle informazioni in etichetta o il livello di sostenibilità dell’imballaggio. In termini di prezzo, si va invece dai 27 cents di Gimoka ai 41 di Bialetti. Una differenza, pari a 14 cents, che può apparire minima. Tuttavia se moltiplicata per 12 mesi, si traduce, considerando un caffè al giorno, in un gap di oltre 50 euro. Segue, al terzo posto, un’altra private label: Coop. Il suo Espresso Colombia 100% Arabica ottiene un punteggio di 71/100, al pari della referenza di Caffè Trombetta. Anche il prezzo è molto simile: 25 cents il primo, 24 il secondo. In quarta posizione, con 70/100, vi sono tre brand: Carracci, Borbone e Nespresso. Attenzione: il prezzo cambia in maniera significativa. Una capsula di Nespresso o di Carracci si attesta intorno ai 40 cent, il doppio di quella di Borbone. L’analisi di Altroconsumo evidenzia uno standard qualitativo complessivamente elevato. Delle 24 referenze analizzate ben 11 registrano una valutazione pari o superiore a 70 e sono, pertanto, classificate come di ottima qualità. Tra le restanti 13, 11 hanno un punteggio compreso tra 69 e 60, sinonimo di buona qualità, e 2 una valutazione inferiore a 60, indice di media qualità. Ciò che colpisce è l’ampiezza della forbice di prezzo. Solo considerando i brand di qualità elevata si va da un minimo di 19 centesimi a un massimo di 42. Da cosa deriva questo gap? Se – come suggeriscono le rilevazioni di Altroconsumo – il livello qualitativo è omogeneo, la differenza è probabilmente connessa a elementi che prescindono dal prodotto. E’ il caso, per esempio, della strategia distributiva (grande distribuzione vs. negozi monomarca) e degli investimenti in comunicazione. corriere.it