Banda della Magliana, è morto Giuseppucci il fratello del Libanese

«Ahò, hai saputo? È morto il fratello del Negro!» La voce è circolata in un baleno, tra vicoli e piazzette. «Pace all’anima sua, poveraccio… In fondo tanti gli volevano bene…» E infatti la chiesa dove si sono svolti i funerali, Santa Maria in Trastevere, quella del pranzo di Natale con i senzatetto, era piena: tra i banchi anche tanti malacarne imbolsiti e incanutiti e robuste dosi di nostalgia per i tempi ruggenti, quella degli anni Settanta e Ottanta, epoca in cui a Roma comandavano loro. Augusto Giuseppucci, 68 anni, morto in ospedale domenica 23 ottobre, era noto alle cronache per gli arresti a ripetizione, ma sopratutto per essere stato il fratello del boss, Franco detto il «Negro», nato come lui «fornaretto» nella panetteria del padre e poi diventato uno dei capi storici della banda della Magliana, assassinato a 33 anni (nel settembre 1980) a San Cosimato dalla gang rivale dei fratelli Proietti, i «pesciaroli». Augusto Giuseppucci aveva dismesso da tempo i panni da duro, anche se per il suo cognome tanti continuavano a rispettarlo (qui che fine hanno fatto gli ex boss della «bandaccia»). Abitava sulla Gianicolense, in via Laura Mantegazza, e le sue condizioni di salute erano precipitate prima dell’estate, in conseguenza di un ictus seguito da complicazioni. A lungo ricoverato al San Camillo, alla fine era stato trasferito allo Spallanzani, dove non si è più ripreso. Separato da molto tempo, aveva un figlio. I funerali svolti il 24 ottobre, con tantissima gente, hanno riportato alla mente di qualche anziano quelli memorabili di «Renatino» De Pedis nel 1990 (qui raccontati da «Franchino il becchino»), ma il contesto ovviamente è cambiato. «Il fatto della Magliana, l’accusa ingiusta di qualche anno fa lo aveva tanto avvilito e prostrato fisicamente…» racconta un trasteverino sulla settantina, che ha conosciuto bene entrambi i fratelli. Il riferimento è a quanto accaduto ad Augusto Giuseppucci il 10 gennaio 2019, quando in via Castiglion Fibocchi, alla Magliana, all’uscita di un asilo dove la vittima aveva appena lasciato i suoi figli, era stato freddato a colpi di pistola tal Andrea Gioacchini, 34 anni. L’ucciso si trovava su una Yaris con la compagna romena e il killer aveva fatto fuoco con una calibro 7.65dopo aver affiancato l’auto in sella a uno scooter, con il volto coperto da un casco integrale. Qualcuno aveva notato una somiglianza proprio con Augusto Giuseppucci, non si era fatto i fatti suoi ed era andato dalla polizia: il fratello del boss di «Romanzo criminale» era stato quindi indagato, sottoposto alla prova dello Stub (con esito negativo) e subito dopo prosciolto. No, non c’entrava con il delitto. Ormai «Augustare’», come lo chiamavano tanti a Trastevere, era andato in pensione anche dalle attività illecite.Nel 2005 aveva fatto scalpore il suo arresto per un giro di droga e rapine in cui, oltre a ultrà laziali e romanisti e a esponenti della banda della Magliana, erano coinvolti personaggi della mafia siciliana di stanza a Roma. Nel 2008, invece, Giuseppucci jr era stato accusato di far parte di una banda di rapinatori, i cosiddetti “sette uomini d’oro” travestiti da postini specializzati in assalti alle banche. In seguito l’inchiesta si era dimostrata fragile, le incriminazioni erano cadute ed era stato il suo avvocato, Cesare Placanica, a scolpire in una dichiarazione quella che in fondo è stata l’essenza della vita da «fratello di»: «Nella giustizia vera Augusto Giuseppucci è stato assolto, mentre in quella mediatica ha pagato l’unico reato per cui non sarà mai considerato innocente: l’essere il fratello del boss Franco Giuseppucci». corriere.it