Azzannata e sbranata dai cani, uccisa ragazza di 20 anni

Azzannata e uccisa da un branco di cani vicino a un’area picnic nella pineta di Monte Fiorino, a Satriano (Catanzaro). Simona Cavallaro, 20 anni, figlia di gioiellieri di Soverato, è stata aggredita, forse da cani pastore. Il ragazzo che era in sua compagnia si è salvato perché si è rifugiato in un rudere. 

L’area attrezzata, inaugurata nel 2003, ospita gruppi di vacanzieri in cerca di tranquillità, con un parco giochi. Ieri pomeriggio i due giovani erano soli nella radura e avrebbero deciso di fare una passeggiata nella pineta. Dopo qualche centinaia di metri si sono visti sbarrare la strada da un branco di cani, molto aggressivi. Il branco li ha circondati: i due hanno cercato di scappare, ma Simona è stata raggiunta. 

Anche l’amico è stato attaccato, ma è riuscito a divincolarsi e a raggiungere un vecchio rudere, difendendosi su un muretto con un bastone, mentre col telefonino chiedeva aiuto. Quando sono intervenuti i carabinieri e il 118, la ragazza era giù morta per dissanguamento. La magistratura ha avviato le indagini che si concentrano sui cani pastore e i proprietari. Simona era al secondo anno di università.

Aveva un fratello gemello. Il padre, Alfio, titolare di una nota gioielleria sul corso della cittadina, è assai noto per la sua attività commerciale. Aveva avuto i gemelli dal secondo matrimonio. A Soverato sono in molti a ricordare la ragazza che studiava, ma era spesso nel negozio dei genitori. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) punta il dito sulle Amministrazioni inadempienti in materia di randagismo e sulla cronica mancanza di fondi necessari a gestirlo.

«Il randagismo non si crea da sé: questa piaga sociale, molto grave in Italia e soprattutto nel Meridione, è determinata dagli scellerati abbandoni e dalle Amministrazioni locali che troppo spesso girano la testa dall’altra parte, invece di sterilizzare, accogliere e promuovere le adozioni», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.

«Che in Calabria — continua la nota dell’Oipa — la Regione, le Aziende sanitarie e i Comuni non abbiano mai preso sul serio la questione randagismo è testimoniata, tra l’altro, dalla mancata comunicazione al Ministero della Salute dei dati sul randagismo 2020 che ogni anno Regioni e Province autonome trasmettono al Dicastero. Calabria e Sicilia non hanno trasmesso alcun dato riguardante il 2020. Le Regioni sono tenute, sentite le associazioni che operano in ambito regionale, ad adottare un programma di prevenzione del randagismo, ma i fondi non sono mai sufficienti a lenire questa grave piaga sociale». «I cani abbandonati sono sempre tanti e, laddove le campagne di sterilizzazione sono lacunose, le molte femmine vaganti partoriscono cuccioli che, quando non muoiono di stenti, di malattia o d’incidente, diventando adulti alimentano la popolazione di randagi», conclude il presidente Comparotto. corriere.it