Attentato di Via Rasella, l’esecutore e la sua consorte non trovano sepoltura

Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e il sindaco di Roma, Ignazio Marino hanno scritto una lettera al Presidente del Cimitero Acattolico per stranieri di Testaccio, l’Ambasciatore del Sud Africa, Signora Nomatemba TAMBO al fine di richiedere ufficialmente la sepoltura nel Cimitero Acattolico di Testaccio di Carla Capponi e Rosario Bentivegna in deroga all’Art. 16 dello Statuto del Cimitero.

Questo è il contenuto della lettera: “Signor Ambasciatore, come forse ha avuto modo di leggere in recenti articoli di stampa, due eroi della Resistenza romana e della Guerra di Liberazione dal nazifascismo, Carla Capponi e Rosario Bentivegna, entrambi deceduti, non hanno ancora potuto ricevere una degna sepoltura delle loro ceneri. In particolare Carla Capponi, medaglia d’oro al Valor Militare e già parlamentare della Repubblica Italiana, è deceduta nel 2000, mentre il consorte Rosario Bentivegna, medaglia d’Argento, è deceduto nel 2012. Fu loro espresso desiderio, secondo le volontà raccolte dalla figlia Elena, di poter riposare nel Cimitero Acattolico di Testaccio – si legge ancora nel testo della lettera – Al momento la figlia conserva le ceneri di entrambi nella propria abitazione nel Comune di Zagarolo, nei pressi di Roma. Per tali motivi si richiede la possibilità di ospitare le ceneri dei signori Capponi e Bentivegna, protagonisti fondamentali della storia e della affermazione dei valori democratici nella città di Roma, in deroga a quanto previsto dallo statuto per quanto riguarda la sepoltura di cittadini italiani battezzati, all’interno del Cimitero Acattolico”.

La Regione Lazio e Roma Capitale – specificano al termine della lettera Zingaretti e Marino – si faranno carico di tutti i costi relativi all’operazione.

Era il 23 marzo 1944 e a distanza di settanta anni occorre ricordare che l’attentato di via Rasella provocò la morte a circa trenta tedeschi e il ferimento ad altri cento. Morirono sei civili italiani tra cui il tredicenne Pietro Zuccheretti, purtroppo dimenticato da molti. Il gruppo che organizzò la strage e l’esecutore materiale non si consegnarono ai tedeschi. Quest’ultimi ricorserso alla rappresaglia delle Fosse Ardeatine, fucilando 335 prigionieri e rastrellati italiani, quasi tutti civili. A Rosario Bentivegna è stata conferita una medaglia d’argento al valor militare e tuttora il suo corpo non trova sepoltura.