Ammazza la moglie a coltellate, la figlia chiama i Carabinieri

È stata la figlia di 10 anni e dare l’allarme e a chiamare il 118 segnalando che il padre aveva ucciso la mamma, Amina Sailouhi. Femminicidio nella tarda serata di sabato 3 maggio in via Cerca a Settala, nell’hinterland sud est di Milano. All’arrivo dei primi equipaggi dei carabinieri, i militari hanno trovato la bambina mentre stava uscendo dal palazzo insieme al padre, Khalid Achak, cinquantenne di origini marocchine, in evidente stato di alterazione. All’interno dell’appartamento, che si trova al terzo piano dello stabile, i soccorritori hanno trovato il corpo ormai senza vita della madre, una donna di 43 anni anche lei di origini marocchine. Sul corpo sono state trovate diverse ferite da arma da taglio, probabilmente i segni delle coltellate. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di San Donato, che si occupano delle indagini insieme ai colleghi del Nucleo investigativo di Milano, per omicidio aggravato e portato a San Vittore. La piccola, illesa nonostante il forte stato di choc, è stata poi affidata un parente. Secondo una prima ricostruzione, la donna sarebbe stata colpita prima delle 22, ma l’allarme è stato dato un’ora dopo dalla figlia che stava dormendo e quando si è svegliata ha visto il corpo della madre senza vita in camera da letto. La donna era in pigiama e sarebbe stata accoltellata poco prima di andare a dormire. Alcuni vicini hanno raccontato di aver sentito delle urla arrivare dall’appartamento. Il marito all’arrivo dei carabinieri ha confessato urlando: «L’ho ammazzata». Sembra che l’uomo, che lavorava in una ditta della zona, fosse dipendente dall’alcol e non è escluso che sabato sera avesse bevuto molto prima della lite con la moglie. Gli investigatori stanno verificando eventuali segnalazioni o denunce precedenti all’omicidio. «Un giorno sì e l’altro pure litigavano. Si sentivano urla, grida. Lui era sempre ubriaco, beveva tanto. Lo vedevi barcollare per strada». Domenico è affacciato a un balcone del secondo piano del palazzo di via Cerca, a Caleppio di Settala, dove nella notte tra sabato e domenica Amina Sailouhi è stata accoltellata e uccisa dal marito Khalid Achak. Abitavano al terzo piano, sulla porta dell’appartamento ora ci sono i sigilli dei carabinieri. I vicini di casa conoscevano la coppia. Continua Domenico: «Lei era una ragazza bravissima. Lui invece ci aveva aggredito verbalmente diverse volte. Vivevano qui da qualche anno, forse tre, lui poi era stato fuori casa per un periodo». Un altro inquilino del palazzo, Omar, ricorda alcune forti tensioni avute con il marito della donna, ora portato al carcere di San Vittore. «Mi ha quasi messo le mani addosso – racconta -. Lanciava sedie e bottiglie dal balcone. Urlava e minacciava. Una volta abbiamo anche chiamato i carabinieri. Un’altra vicina, invece, ha fatto un esposto alla stazione di San Donato. Nell’ultimo anno la situazione, almeno con noi, si era calmata. Fino alla scorsa notte». Affacciati alle finestre ci sono poi anche vicini che ricordano la vittima come «gentile e sorridente, accompagnava la figlia a scuola e poi, ogni tanto, prendeva l’autobus per andare a lavoro». corriere.it