Allergie di primavera, ecco gli alimenti che peggiorano i sintomi

Per chi soffre di allergie stagionali, si sa, anche una semplice passeggiata può trasformarsi in un’esperienza poco piacevole. Sebbene i farmaci antistaminici siano il modo migliore per curarsi, buona abitudine è quella di prestare attenzione a ciò che si mangia. Alcuni alimenti, infatti, contengono sostanze che possono aggravare le infiammazioni da allergia. Prima fra tutte è l’istamina, un composto che si trova in quantità considerevoli in alcuni cibi.
Ma, per comprendere bene questi meccanismi, partiamo dalle basi. L’allergia primaverile è scatenata dal contatto dell’organismo con il polline, una sostanza che per la maggior parte delle persone è innocua, ma che gli organismi di alcuni soggetti recepiscono come pericolosa. «I pollini contengono allergeni che quando vengono inalati causano una reazione anomala del sistema immunitario — spiega a Cook Anna Villarini, biologa specialista in Scienza dell’Alimentazione, professoressa e ricercatrice presso l’Università di Perugia — questo si attiva stimolando la produzione di immunoglobuline E, che sono speciali anticorpi. Queste agiscono su alcune cellule immunitarie, i mastociti, provocando la liberazione di istamina, una sostanza che favorisce l’infiammazione e provoca la manifestazione di sintomi come occhi arrossati, lacrimazione e starnuti». Per questo motivo, gli alimenti che presentano un alto contenuto di istamina, potrebbero favorire ancora di più questa reazione, nei soggetti che già soffrono di allergia.
«L’istamina è una sostanza appartenente al gruppo delle amine biogene che viene prodotta dal nostro organismo — prosegue Villarini — è coinvolta in numerose reazioni all’interno del corpo e ha un ruolo fondamentale nelle risposte immunitarie, infiammatorie e allergiche». Cibi come le conserve, il ketchup, la salsa di soia e i molluschi sono ricchi di questa sostanza. «Un altro esempio è il pesce in scatola: sardine, tonno, sgombro, acciughe, aringhe», sottolinea. Se si vuole scampare al rischio che la dieta possa peggiorare le reazioni allergiche mediate dall’istamina, sono da evitare anche salsicce, salame, carne secca, prosciutto affumicato, mortadella e formaggi stagionati, insieme a vino e birra. «Anche nel mondo vegetale ci sono alcuni prodotti che contengono istamina, come pomodori, crauti e spinaci», aggiunge la docente.
Ci sono però anche cibi che si possono assumere in tranquillità, perché contengono quantità molto ridotte di istamina. «Non sono veri protettivi, ma di certo non amplificano la reazione allergica», specifica Villarini. Qualche esempio? Alcuni frutti freschi come mele, pesche, albicocche, meloni, cachi, latticini come ricotta e yogurt e carboidrati come pane, pasta o riso integrali. «Anche il pesce fresco o surgelato, come il merluzzo o la trota, contengono livelli di istamina molto ridotti, perché la conservazione dei pesci a basse temperature è in grado di rallentare in misura consistente la sintesi della sostanza», spiega la biologa. Accanto a questi alimenti, poi, ce n’è uno, in particolare, oggetto di un recente studio, che sembrerebbe avere delle proprietà addirittura lenitive. La curcuma è nota per il suo potere antinfiammatorio grazie alla curcumina, e uno studio dell’American College of Allergy, Asthma & Immunology ha evidenziato che sembrerebbe ridurre i sintomi del raffreddore da fieno se assunta con costanza. La ricerca ha somministrato a 241 pazienti con rinite acuta, divisi in due gruppi, una capsula placebo e una contenente curcumina per 2 mesi. Gli effetti terapeutici della curcumina sono stati valutati in base alla sintomatologia nasale e alla resistenza al flusso d’aria nasale. Il risultato? La curcumina ha alleviato i sintomi come gli starnuti e la congestione, riducendo la resistenza al flusso d’aria nasale. Questo può rappresentare una prima prova della capacità della curcumina di modulare la risposta immunitaria nei pazienti con rinite allergica. «Scientificamente è una prova ancora debole, perché è uno studio pilota, non è stata valutata la potenza statistica, ma rimane comunque interessante. Da nutrizionista preferisco far utilizzare la curcumina attraverso l’alimento che la contiene, cioè la curcuma che insaporisce i cibi e aiuta anche a ridurre il sale nella dieta», commenta Villarini. corriere.it