A Veroli brogli elettorali, il voto nella Spezieria Reali e nel Caffè Crescenzi

[one_third][/one_third] di Alfredo Gabriele

Brogli. Nella metà dell’800, quando fu istituita la Guardia Civica, ai tempi di Pio IX, le elezioni in Veroli si verificarono con le modalità narrate nel seguente esposto di Francesco Politi: “Francesco Politi oratore umilissimo di V.a Ecc.za Rev.ma con tutto il dovuto rispetto ed ossequio espone che le elezioni dei graduati di questa Guardia Civica sono seguite con mezzi dolosi, strappando i voti a forza di danaro e regalie, con promesse e minacce ai contadini sottoposti a questi Possidenti verolani di cavarli fuori dai terreni quante volte non avessero segnati nelle terne i nomi de rispettivi Padroni. Ciò che maggior vergogna è che l’Istruttore sig. Franco Pagliaroli è stato uno di questi, che ha preso regalie per far partito a prò del Tenente Mazzoli e da altri segnatamente nelle ultime elezioni fatte per i Sottotenenti.

Il Mandarino Anastasio Zeppieri mediante regalie avute si è portato anche in Campagna per far partito per il signor Antonio d’Arce approfittando dell’ignoranza di quei poveri contadini. Niente si dice delle porcherie fatte da quei che presiedevano alle suddette elezioni depennando i nomi delle terne esibite, sostituendovi i nomi de soggetti che a loro più piacevano. E se tutto volesse notarsi non basterebbe un foglio.

Si domanda a V.a Ecc.za Rev.ma se questa scelta fatta con questi principi lontani dall’istituzioni di questo Corpo civico e dal galantomismo possa esser plausibilmente accettato dal Pubblico con indifferenza. Si prega dall’oratore vostra Ecc.za R.ma di voler porre un qualche ordine specialmente per i voti comprati con sì poca riputazione dai considerati Superiori al comando di questo Civico Battaglione”1.

Anno 1867
Due seguaci del generale Nicotera, Giuseppe Baronio padre e Francesco Baronio figlio, nell’ottobre del 1867 arrivarono a Veroli e poi si trasferirono a Bauco, loro luogo di origine ed ivi si proposero di attuare il “Plebiscito” secondo le direttive del loro capo garibaldino. A Bauco intanto uno dei due prese ad abbattere lo stemma pontificio; fu diffidato dal Governatore ma ritornò il giorno dopo in carrozza, con la bandiera di Vittorio Emanuele gridando con altri alle porte del paese “Viva Garibaldi”.

Entrati in paese passarono alla realizzazione del Plebiscito e per la votazione si servirono di una sedia carica di tremila cartelle con la scritta “SI”. Uno dei Baronio, vedendo che nessuno andava a votare, prese la sedia piena di cartelle e la vuotò nel bussolo dicendo: “Giacché non viene nessuno a votare, voti… La sedia!”

A Veroli le votazioni si svolsero, il 1° novembre 1867, nella Spezieria Reali e nel Caffè Crescenzi, dove gli elettori arrivavano già muniti di biglietti con il “SI” forniti da coloro che in questa città erano sostenitori dei Garibaldini (Fortunato Macciocchi, Raffaele Diamanti, Carlo De Santis, Cesare Cerri, il Chirugo Frattini e qualche altro) e “perché poi tutti quelli cui si era consegnato il biglietto lo depositassero nell’urna a taluno s’incuteva timore ad altri si prometteva un premio, ai contadini secondo l’indole e la capacità si diede ad intendere che era un mezzo per ottenere la diminuzione del sale, per non avere più il dazio sul macinato, per esentare i figli dalla leva e ad altri che era un riscontro per ottenere dal Comune un’elargizione.

Ma neppure con tutto ciò sarebbesi potuto raccogliere nell’urna un centinaio di voti, se la stessa gentaglia prezzolata o ragazzi di piazza non fossero stati mandati più volte a mettere il biglietto nell’urna e taluna persona non ne avesse portato più di una dicendosi incaricato dall’amico, dal compare, dal parente etc. “; così si ottennero 628 SI e nessun NO”2.

1 Atti della Delegazione Apostolica, in Archivio di Stato di Frosinone, faldone 1485.
2 Atti della Delegazione Apostolica, in Archivio di Stato di Frosinone, faldone 28.