11 marzo 1985, trenta anni fa la storia del mondo cambiò

L’11 marzo del 1985 Michail Gorbačëv veniva eletto segretario del Pcus. L’ultimo a ricoprire l’incarico più alto in Unione sovietica. La sua nomina fu salutata con speranza e ottimismo sia all’interno dell’URSS che nel resto del mondo. Gorbačëv non era figlio della Rivoluzione d’Ottobre bensì “Figlio del XX Congresso” come egli stesso si definiva, un homo novus che cambiò la storia. Durante il XXVII Congresso del Pcus espose il suo programma politico fondato su tre pilastri fondamentali: perestrojka (ristrutturazione), glasnost (trasparenza) e uskorenie (accelerazione economica) avviando, così, un processo di radicale cambiamento nel Paese.
In politica estera Gorbačëv diede prova di realismo e concretezza cercando di realizzare un nuovo ordine internazionale basato sulla cooperazione e sul disarmo. L’ultimo segretario del Pcus giocò infatti un ruolo fondamentale nel porre fine alla guerra fredda e per tale impegno gli venne conferito il premio Nobel per la pace. Sul fronte interno non riuscì a contenere le crescenti spinte nazionalistiche che, dal Baltico al Caucaso, portarono alla nascita dei diversi stati nazionali. Il vento dell’indipendenza travolse l’Unione sovietica portando il Paese alla dissoluzione: la bandiera rossa smise di sventolare sul Cremlino e non solo. Con l’Urss crollò anche il suo ultimo vero leader. La sera di Natale del 1991 si concludeva la carriera politica di Michail Gorbačëv, uomo potente e determinato, testimone, o meglio, protagonista degli eventi che cambiarono la storia del mondo e decretarono la fine del disumano regime sovietico.