Veroli, Paolo De Simone ricorda Tarcisio Paniccia

“Il 2017 non poteva iniziare peggio – scrive Paolo De Simone ad Alessandra e ad Annavittoria – L’orribile notizia della morte di Tarcisio è stata lacerante. Mi è tornato subito alla mente quel mattino in cui ci svegliammo dentro la Cinquecento in Germania, nei pressi di Friburgo, vicino alla riva di un fiume, con il sole che sorgeva tra gli alberi. Ma poi in un attimo l’ho rivisto seduto con me sul Partenone di Atene, sul laghetto della Sila, sulla spiaggia di Rimini. Siamo cresciuti insieme. Una presenza, la sua e la vostra, costante e gentile. Tarcisio aveva ancora tante cose da fare e da dire. Lascia un patrimonio di conoscenza e sapienza con il quale ha generosamente aiutato tutta la popolazione della nostra provincia ed oltre. La sua generosità era il tratto caratteristico. Ma era anche allegro e spiritoso, così come piaceva a tutti noi. Storiche le sue battute ai pazienti, che avevano il pregio di esorcizzare le paure e le ansie, restituendo tranquillità e buon umore. Lascia a voi, a tutti noi, alla intera società, l’esempio di chi, come Antifonte medico in Corinto, cerca di curare la tristezza con i suoi discorsi. Più concretamente Tarcisio ha testimoniato, con la sua vita, come si può interpretare il mestiere del medico dalla parte giusta della vita stessa aiutando e sostenendo il genere umano, anche se è doveroso aggiungere, non tutti lo meritavano. Ma questo conta poco. Infine Tarcisio era una persona laica, poliedrica e complessa che dovrà essere approfondita più in là quando, se sarà, i nostri occhi non saranno più bagnati dalle lacrime. A voi un affettuoso e commosso saluto. Paolo”.