Veroli, Massimo Scaligero vittima del regime fascista

di Biagio Cacciola

Diciamo subito che niente di più aberrante è stato partorito da una cosiddetta comunità scientifica come quella che nel luglio 1938 ha firmato, in Italia, il delirante manifesto della razza. Manifesto promosso da qualche gauleiter italiano che voleva compiacere l’alleato nazista.

Dieci sono gli scienziati firmatari, tra cui Lino Businco, Arturo Donaggio, Luigi Pende e altri sette. Poi il regime fascista per dare forza a questo mare di sciocchezze pubblicò centinaia di nomi, molti a loro insaputa, che secondo il regime per le dichiarazioni fatte in precedenza avrebbero dovuto condividere le tesi del manifesto.

A questo punto tra nomi come quelli di Pomilio, Almirante, Fanfani, Costamagna, Archidiacono, Azzariti, Badoglio, Marzotto, Bargellini, poi sindaco di Firenze, Furio Scarpelli, futuro sceneggiatore, Boccasile, il disegnatore, Bottai, Tripodi, Trizzino, Pace c’è anche il nome di Massimo Scaligero e contemporaneamente di Massimo Scabelloni che sono la stessa persona.

Segno evidente che la lista di ‘sostegno’ fu fatta in fretta e furia per dare sostegno a tesi che in se erano assolutamente improponibili e, qualcuno se ne rese conto. Cercando di ‘annegarle’ con centinaia di altri nomi. Un’operazione dichiaratamente di propaganda che si avvaleva del fatto che anche se il firmatario non fosse stato interpellato doveva soggiacere alla struttura repressiva del regime fascista.

Ecco perché al di là delle tesi, su cui si può essere d’accordo o meno, di Massimo Scaligero, la questione del sostegno a quelle tesi va ricondotta a quelle di altre centinaia di personalità politiche, culturali, economiche che nel dopoguerra hanno avuto un ruolo anche determinante nella vita politica e sociale italiana.