Terremoto a L’Aquila, 10 anni dopo

Dieci anni dopo, L’Aquila sta ancora facendo i conti con il terremoto del 6 Aprile 2009. Negli anni molto è stato fatto. Alcuni simboli cittadini sono stati restaurati e restituiti alla cittadinanza, un barlume di luce nel buio di quella terribile notte che ha spezzato 309 vite e distrutto la città, altri restano nell’elenco delle opere incomplete segnate da lungaggini burocratiche o dalla mancanza di fondi.

Buio, c’è silenzio in città. È tardi per restare svegli e troppo presto per alzarsi quando il terremoto sorprende. L’orologio segna le 3.32: la scossa principale (magnitudo momento 6.3 MMS) dura 23 secondi, lunghissimi, “infiniti” – diranno in molti, mettendo a dura prova interi complessi residenziali e i simboli dell’Aquila. Alcuni palazzi si sbriciolano, altri cedono parzialmente, la maggior parte tremano, resistono e risparmiano vite. Il bilancio è pesante: 309 vite spezzate, 1600 feriti e 80mila sfollati. La data del 6 aprile 2009 resta impressa, per sempre, nella memoria. Cambia la vita e tramutano i sogni o muore la vita e cessano i sogni. Ogni sopravvissuto ha una storia da raccontare, un’opportunità da cogliere o un treno da rincorrere. Dal soccorso alle gare di solidarietà, gli ingredienti di una tragedia sono molteplici e fortuiti.

L’Aquila, tra le venti città d’arte d’Italia, finisce sulla bocca di tutti nella Penisola e nel mondo. Una cittadina finora poco conosciuta diviene tragicamente famosa fino a farsi paradossalmente ‘dimora’ dei Grandi del mondo. Il G8 consegna prestigio e riconoscimenti alla storia locale, alla città dei 99, difesa dalle mura e aggraziata dalle storiche porte urbiche, il capoluogo d’Abruzzo che vanta un patrimonio artistico e culturale notevole di chiese, fontane, piazze e palazzi nobiliari. Simboli di un passato glorioso, d’identità, in parte restaurati e restituiti alla collettività. A dieci anni dal terremoto dell’Aquila, nonostante le criticità innegabili, e un tessuto sociale da ricucire, molto è stato fatto.

La ricostruzione – a metà strada nel centro storico, minata da burocrazia e fondi da recuperare – scandisce il ritmo di un fulcro desideroso della rinascita, circondato da una periferia profondamente rinnovata. La direzione è quella giusta se con sguardo ottimista ci si sofferma a contemplare le bellezze tornate a splendere: la Basilica di Collemaggio, Parco del Sole (con il caratteristico Amphisculpture di Beverly Pepper), la Fontana delle 99 Cannelle, la Chiesa di San Bernardino, il palazzo dell’Emiciclo, il palazzo Pica-Alfieri, il Palazzetto dei Nobili, il Palazzo Cappa-Camponeschi, la Basilica di San Giuseppe Artigiano, la Chiesa di Madonna Fore, Santa Maria di Farfa, l’ex mattatoio divenuto il Museo Nazionale d’Abruzzo (Munda), il Convento di San Giuliano, la Chiesa della Misericordia, Cristo Re, Santa Maria del Suffragio e la Chiesa delle Anime Sante. A breve visitabili dopo il restauro: San Silvestro, San Pietro a Coppito, Teatro San Filippo e Palazzo Ardinghelli. Pezzi di città, tra gli altri, segni di rinascita d’un perduto microcosmo. rainews.it